Cose da vedere a Brindisi

Gli stagni e le Saline Regie

fonte foto bridgepugliausa.it

A pochi chilometri a sud di Brindisi, si apre il Parco naturale regionale, compreso tra Punta della Contessa e Capo di Torre Cavallo, una vasta area costellata da bacini di acqua dolce e canali che discendono sino al mare, punti di raccolta di acqua piovana. L’acqua dolce dei bacini, pur essendo questi separati dal mare da alcune dune, finisce spesso con il mescolarsi a quella salmastra, soprattutto durante le mareggiate che interessano la costa.
Una zona meno rinomata, rispetto alla più conosciuta Torre Guaceto, ma che proprio per questo conserva intatto il suo fascino.
L’area è perfetta per gli amanti di passeggiate, ma anche di birdwatching, che è possibile effettuare dalle piccole vedette che sono state costruite appositamente nella zona, che accoglie circa quattordici specie di volatili nidificanti, tra cui cigni, aironi, germani reali e molti altri.

I bacini più a nord della zona costituiscono le Saline regie, di notevole importanza tra il XIII e il XVIII secolo, quando erano sfruttate intensamente per la produzione di sale da donare su disposizione del re Ferdinando I ai cittadini. Il funzionamento era basato sulla comunicazione tra i bacini e le vasche con il mare e tra loro stesse: una volta introdotta l’acqua marina e passata man mano sino ad arrivare a vasche più piccole, complice l’evaporazione, il sale si accumulava sino a depositarsi, per poi essere pronto per essere raccolto.

La Riserva Naturale di Torre Guaceto

Situata a circa 20 chilometri da Brindisi, la Riserva naturale di Torre Guaceto è un’area che si estende per poco più di mille ettari e che abbraccia un tratto di costa adriatica lungo quasi nove chilometri.
La riserva comprende anche cinque diverse piccole isole che affiorano di fronte alla riva, ed è attualmente gestita da un consorzio di cui fanno parte anche WWF e comune di Brindisi e Carovigno.

L’area è composta di vari ecosistemi, compresi tra la Riserva Marina e la Zona umida, di rilevanza internazionale, la Riserva Marina è ricca di specie animali e vegetali che annoverano anche una biocenosi (ossia una associazione di specie diverse di pianteche vivono in reciproca relazione) di precoralligeno pugliese, molto simile ai coralli veri e propri, oltre a essere popolato anche da tartarughe caretta caretta e da delfini.
Proprio per via di queste meraviglie, è possibile organizzare escursioni guidate dai responsabili WWF per esplorare e osservare tramite sea-watching flora e fauna del posto, nuotando semplicemente in superficie.

La Zona Umida

L’ambiente che compone la cosiddetta Zona umida è dato dalla macchia mediterranea, le spiagge e dalla zona palustre, che forniscono l’habitat ideale per alcuni mammiferi come le donnole, le volpi e i tassi, che si riproducono e possono essere avvistati durante le passeggiate.
Cespugli di piante aromatiche, ma anche mirto, lentisco, ginestre e piante tipiche della macchia mediterranea, punteggiano l’intera area, sino ad arrivare all’ambiente palustre, delimitato e predominato da ampi canneti. La fauna è ovviamente quella tipica dell’ambiente paludoso, dai porciglioni alle aquile anatraie.

La costa è dominata da un’alternanza quasi costante di dune sabbiose e rocce, insenature e anfratti, che dipingono la scena come fosse un quadro a tinte accese, bellissimo da ammirare soprattutto nel periodo primaverile, quando l’intensa fioritura esplode in ogni angolo e lo riempie di profumi e colori.

I bronzi di Punta del Serrone

Foto di proprieta http://quotidianodibari.it

C’è una Brindisi nascosta, al di fuori dei tradizionali circuiti turistici, che racconta e conserva reperti archeologici di immensa importanza, come quei quasi duecento “gioielli del passato” rinvenuti in fondo al mare nei pressi della località Punta Serrone.
Tra questi sono celebri i cosiddetti Bronzi di Brindisi, venuti alla luce dopo un’esplorazione subacquea il 19 e il 25 luglio del 1992 nelle acque di Punta del Serrone, non troppo distante dagli arenili di Punta Penna. Un ritrovamento dovuto a condizioni climatiche favorevoli, un vento di tramontana spirava leggero come è solito fare nei giorni centrali dell’estate e a distanza di circa una settimana una nuova immersione ha portato alla luce altri pezzi, dai piedi, alle mani alla testa di una statua. Tra i vari frammenti bronzei ritrovati, si distinguono due busti di personaggi maschili, risalenti probabilmente alla prima età imperiale romana, due teste di personaggi maschili con stessa datazione, ma anche teste femminili, tra cui quella di una bimba. Tante le ipotesi relative alla locazione dei ritrovamenti, a partire dal fatto che questi reperti potessero essere stati parte di carichi di navi gettati in mare durante le tempeste, ma anche di opere trafugate. Il restauro, durato a lungo, è stato opera dell’Istituto Centrale per il restauro di Roma e il laboratorio di restauro di Firenze.

Tutti i reperti rinvenuti, assieme alle statue, potrete ammirarli nella sala di esposizione dei “Bronzi di Punta del Serrone” del Museo Archeologico Provinciale “Francesco Ribezzo” in Piazza Duomo, in cui potrete scoprire ulteriori dettagli riguardante i ritrovamenti e le foto delle operazioni.

L’acquedotto romano, le vasche limarie

Su via Cristoforo Colombo, nei pressi di Porta Mesagne, è possibile ammirare i resti delle vasche limarie, o piscine limarie, che facevano un tempo parte dell’acquedotto di epoca romana.

Anticamente erano utilizzate come cisterne di decantazione delle acque che, raccogliendosi e seguendo una naturale pendenza del terreno, grazie alla pressione naturale riuscivano ad alimentare alcune delle fontane presenti in città. Le vasche limarie costituivano la parte finale dell’acquedotto romano che dal Pozzo di San Vito, collocato a circa una dozzina di chilometri a ovest di Brindisi, portava l’acqua sino alla città.

Costruite in carparo, materiale edile molto diffuso nella zona, già nell’alto medioevo furono dismesse, sino a venire del tutto sostituite in epoca normanna e sveva. Nel 1530 furono oggetto di numerosi interventi, per via dell’altezza che superava quella delle mura cittadine vicine, tanto da venire coperte da un terrapieno durante la costruzione della nuova cinta muraria cittadina.

Quel che ancora oggi è visibile della struttura antica è il fatto che si sviluppi su una lunghezza di oltre cinquanta metri, e la successione di vasche comunicanti, le cui coperture furono appunto demolite in quanto più alte delle nuove mura.
Nel 1913 durante dei lavori vennero alla luce quattro grossi pilastri, altri quattro metri, oggi non più visibili, che servivano a consolidare la struttura per la pressione.

Come molte cittadine marittime, Brindisi ha un fascino misterioso, dettato dai ritmi delle maree, dai rumori del porto che risuonano lenti, dal profumo salmastro mescolato a quello del lentisco e delle erbe aromatiche che la avvolgono. Ha il sorriso e la semplicità della sua gente, ospitale e accogliente come poche, ha la bellezza di opere che bisogna vedere con i propri occhi, la fortuna di avere oasi protette e riserve, che in quanto tali meritano attenzione, cure e rispetto. Un patrimonio artistico che va oltre monumenti e edifici sacri, ma che ingloba cultura e tradizioni, da quelle culinarie sino alla predisposizione alla condivisione e alla convivialità.

Strutture Ricettive a Brindisi

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