Un paesaggio di pietra composito, un mondo magico venuto fuori quasi dal nulla, nel cuore e nella storia del Salento. Come i bambini dai mattoncini Lego, così gli antichi contadini, da quei sassi di varie dimensioni offerti dalla natura, traevano veri e propri capolavori multiformi, in questo caso dell’architettura rurale: menhir, dolmen, muretti a secco, fino alle specchie e alle pajare.
Tumuli di pietra dalla forma irregolare (derivati dal dissodamento dei terreni) ed accatastati a mo’ di piccole colline, le specchie sono nate, probabilmente, con funzione di stazioni di avvistamento, cui alluderebbe pure il nome latino “specula” (vedetta). Si diversificano le ipotesi degli studiosi a tal proposito: c’è chi dice che le 143 rintracciate in Terra d’Otranto siano tutte collegate a vista, con scopo difensivo (fin dall’età messapica), mentre altri distinguono tra le specchie grandi (peculiari del Salento) e quelle piccole, quest’ultime diffuse in tutta la Puglia e con funzione di sepoltura.
A Salve, infatti, in località Macchie Don Cesare e Montani, ne sono state ritrovate due con annesso corredo funerario (frammenti di vasi e ossa umane).
Ma dove si possono ancora osservare questi singolari monumenti megalitici? A Riesci, nel territorio di Arnesano (dove è stato localizzato dagli studiosi un villaggio neolitico), sono dieci le specchie rinvenute nei dintorni: di Trepuzzi, di S. Croce a Campi, di Carmiano, del Saetta a Monteroni, di Vittorio a Iorni, di S. Donato, di Ussano, di Cavallino, de Lauris a Lecce, de Tremititis a Surbo.
Ancora, c’è la specchia dei Mori a Martano, la specchia Torricella a Supersano, la specchia di Pozzomauro a Presicce.
Non cambia la scenografia, che resta sempre l’habitat rurale, ma fa il suo ingresso in scena un altro simbolo dell’antico paesaggio di pietra salentino: la “pajara”.
Si tratta di abitazioni rurali trulliformi (di forma conica e pianta circolare o quadrangolare) che popolano soprattutto le zone di campagne intorno a Salve. Le pareti esterne sono realizzate con la medesima tecnica del muretto a secco e non si osservano finestre, mentre all’interno, di solito, si trova una sola stanza (cui si accede da una porta d’ingresso bassa) fresca d’estate e calda d’inverno, scelta dai contadini come riparo occasionale o stabile.