Per poter stringere in un unico grande abbraccio tutto il Salento, non è sufficiente conoscerne la storia, ma bisogna risalire alla sua preistoria, precisamente al IV millennio a.C., periodo stimato di nascita dei dolmen.
Si tratta di monumenti megalitici, costituiti da blocchi di pietra, e non è un caso, perciò, che il termine, di origine bretone, significhi “tavola di pietra larga”. In particolare, la loro architettura prevede delle pietre, o delle pile di pietre, disposte verticalmente che sorreggono una o più coperture orizzontali, quest’ultime (pare) giustificate dalla necessità di far divieto agli animali selvatici d’ingresso nelle celle funerarie. Infatti, la funzione dei dolmen, è sempre stata quella di tombe collettive e riutilizzabili nel tempo: prove lampanti che affermano questa ipotesi sono i ritrovamenti di numerosi resti umani e materiali di epoche differenti. Ciò contrariamente alle credenze popolari che li additavano come altari pagani o simboli propiziatori della fecondità.
I dolmen sono localizzati in tre zone della Puglia: a nord di Taranto, sul litorale barese e nella penisola salentina. Vi segnaliamo, in particolare, quelli che poggiano sul “Tacco d’Italia” e, in particolare, qui di seguito è possibile avere una visuale dall’alto e quindi d’insieme su la posizione di tutti i dolmen presenti nel Salento.
Una delle aree con la maggiore densità di dolmen è quella del circondario di Maglie. Nella zona a sud-ovest troviamo, a poca distanza uno dall’altro, il dolmen “Chianca” ed il dolmen “Canali”. Il primo è stato ritrovato nel 1972 in buone condizioni ma è stato distrutto da ignoti prima del 1986. Il dolmen “Canali”, al contrario, è mantenuto in perfette condizioni in un’area privata ed è caratterizzato, a differenza degli altri, da diverse lastre di pietra utilizzate come copertura. Nell’area nord-ovest di Maglie vi sono il dolmen “Grotta” ed il dolmen “Pino”. Il dolmen “Grotta” è stato scoperto nel 1977, non supera gli 80 cm in altezza, si trova in una zona privata ed è immerso nel verde e, grazie a questo, si è mantenuto in un buono stato di conservazione. Il dolmen “Pino” ha la lastra di copertura irregolare spessa ben 25 cm ed è tenuto con cura in un terreno posseduto dalla stessa famiglia da più di 3 generazioni. A poca distanza da qui, proseguendo ancora verso nord ovest, due altri dolmen a poca distanza l’uno dall’altro: il “Masseria Nuova” e lo “Specchia”. Il “Masseria Nuova”, nei pressi dell’omonima struttura, è stato solo recentemente scoperto ed è caratterizzato da una grande dimensione, dai dintorni con folta vegetazione e dalla difficoltà nel giungerci. Il dolmen “Specchia” è molto particolare: il grande lastrone di copertura è sorretto solo da dei piloni di pietre di piccole dimensioni disposte l’una sull’altra fino a raggiungere un’altezza di 1 metro. L’ultimo dolmen della zona di Maglie è il “Caramauli 1” che si trova a Nord. La lastra superiore di questo dolmen è crollata e la natura ha preso il sopravvento su questa testimonianza di cultura antichissima.
Tra Maglie e Corigliano d’Otranto, si trovano i dolmen “Caroppo 1” e “Caroppo 2”, un incredibile complesso di dolmen di grandi dimensioni e perfettamente mantenuti. E’ uno dei siti più famosi grazie alle sue particolarità: il “Caroppo 1” è un dolmen comprendente ben 4 camere adiacenti ed ognuna coperta da una propria lastra di pietra molto spessa ma regolare. Il secondo dolmen, invece, ha la lastra di forma irregolare ma rimane comunque molto simile al primo pur avendo una sola camera.
Proseguendo verso Nord, vicino Zollino, il dolmen “Pozzelli” è situato in un uliveto ed è stato scoperto nel 1984. E’ caratterizzato da una forma irregolare e da un’altezza sotto a quella media delle altre strutture del territorio.
A Minervino di Lecce (a circa 13 km a sud-est della città di Maglie) c’è il dolmen “Li Scusi”, un monumento megalitico “da primato”: non solo, infatti, si tratta del primo rinvenuto in Puglia (nel 1879), ma è al secondo posto della classifica regionale anche per le dimensioni (segue solo a Bisceglie). Alto 1 metro, è composto da otto pilastri che sostengono la lastra orizzontale, mentre il nome (dal fondo che lo ospita) alluderebbe ad un’ipotetica funzione di nascondiglio. Lo si può osservare sulla strada per Uggiano la Chiesa, inserito in una zona rurale particolare, dov’è stato allestito il “Parco culturale del dolmen Li Scusi”: un progetto di valorizzazione del territorio che si concretizza in un percorso naturalistico tra muretti a secco, ulivi secolari e sentieri di campagna.
A soli 4 km dal Parco, farete il vostro ingresso nel “Giardino megalitico d’Italia”: siamo a Giurdignano, paesino noto a livello nazionale per il più alto numero di monumenti in pietra. Sono sette i dolmen integri che s’incontrano qui: dal cosiddetto “Orfine” (alto circa 1 metro) al “Peschio” (scoperto nel 1910); dal “Chiancuse” (di cui è visibile solo la lastra di copertura) ai “Grassi” (due dolmen “gemelli”, unici in Italia); dal “Gravasce” allo “Stabile” (si pensa, per quest’ultimo, ad un altare). La Pro loco di Giurdignano allestisce esclusivi percorsi a piedi, anche di notte, in bicicletta o in carrozza.
Questa è la zona più ricca di reperti ed infatti tra Giurdignano e Giuggianello si trovano il dolmen “Ore” ed il dolmen “Massi della Vecchia”. Il primo è stato scoperto solo recentemente (1979) ed è caratterizzato da forme irregolari ed uno stato di conservazione mediamente buono. Il secondo, invece, non è un classico dolmen bensì un antichissimo luogo di culto: un’enorme lastra di pietra disposta orizzontalmente su altre pietre di dimensioni inferiori. Qui aleggiano tutt’ora miti e leggende della tradizione popolare salentina.
Ventiquattro chilometri a nord di Giurdignano, la città di Melendugno è lo scrigno che custodisce ben due dolmen: il “Placa” e il “Gurgulante”. Il primo, scoperto nel 1909, si trova sulla provinciale per Calimera, nel fondo omonimo, ed è formato da 7 blocchi che sorreggono una copertura irregolare. Anche il secondo, alto 90 cm, prende il nome dalla campagna in cui è collocato, sempre sulla stessa strada del “Placa”.
Nei pressi di Spongano si può ammirare il dolmen “Piedi Grandi” che, rinvenuto nel 1930 circa, vanta lastre di grosse dimensioni, sia in spessore ché in lunghezza, ed un perfetto stato di conservazione. Questa sua qualità, molto probabilmente, è donata dalla natura circostante: un tratto di fitta vegetazione lo avvolge ed è molto difficile da scorgere tra il verde nel quale è immerso.
Tra Racale e Marina di Mancaversa nel 1962 è stato scoperto, vicino all’omonima torre, il dolmen “Ospina” o “Specchi”. Questo dolmen, trafugato e danneggiato, ha la lastra di pietra di copertura crollata sull’antica tomba. Ora però è in fase di ristrutturazione ed è una delle poche testimonianze della civiltà neolitica sulla costa ionica salentina che, rispetto all’entroterra ed alla costa adriatica, conserva molte meno testimonianze di queste culture secolari.
Sempre sul versante ionico, a Salve, 12 km da Santa Maria di Leuca, sono osservabili i ruderi del dolmen Cosi, a poca distanza dalla provinciale 91. È stato scoperto nel 1968 da Giovanni e Paolo Cosi, e al suo interno sono stati rinvenuti resti umani (denti e d ossa), cocci di terracotta ed un frammento di ossidiana. A circa 600 metri, risiede il dolmen Argentina – Graziadei, che può vantare uno stato di conservazione migliore rispetto al “Cosi”.
Che dire altro? Benvenuti nella “Stonehenge” del Salento.