I Menhir del Salento

La preistoria del Salento si legge anche sul dorso dei menhir, quei blocchi di pietra verticali e monolitici, alti non più di 5 metri, il cui nome (di origine bretone) significa “pietra lunga”.

Non si conosce con certezza l’utilizzo degli “anziani” monumenti (tombe, altari o simboli propiziatori di fecondità?), ma è certo che nel Medioevo furono interessati da un processo di cristianizzazione, di cui è rimasta traccia nelle croci incise sulla pietra o conficcate in cima alla monumentale colonna. Da qui, l’uso di sceglierli come meta della processione della Domenica delle Palme, quando ci si fermava ai piedi dei menhir per benedire i ramoscelli d’ulivo.

Nella penisola salentina, le “pietre lunghe” sono concentrate nell’area tra Minervino, Giurdignano, Giuggianello, Martano, Otranto.

Cominciamo il nostro viaggio nel tempo da Giurdignano, definito “giardino megalitico d’Italia” per la cospicua presenza di dolmen e menhir (più di 25 su un totale di 150 in Puglia). Tra quest’ultimi (circa 18), segnaliamo: il “Madonna di Costantinopoli” (alto 3 metri, in pietra leccese, si colloca nei pressi dell’omonima chiesa); il “Monte Tongolo” (scoperto nel 1951); i due “Vico Nuovo” (situati nella piazzetta omonima); il “Croce della Fausa” (dal nome della grotta adiacente); il “San Vincenzo” (uno dei più alti, al centro del paese); il “Palanzano” (nelle vicinanze dell’omonima masseria); il “Madonna del Rosario” (trasformato in colonna votiva di pianta ottagonale); i due “Vicinanze” (detti così dal nome di un casale rupestre nei dintorni).
Ma a Giurdignano, il menhir più degno di nota è sicuramente il “San Paolo” che prende il nome dal santo cui è intitolata la cripta bizantina su cui s’innalza. Uno dei più bassi (circa 2 metri), reca i segni della cristianizzazione in quel foro sulla sommità che, si pensa, dovesse ospitare la croce.

Chiudiamo il cancello del “Giardino megalitico d’Italia” e spostiamoci a Giuggianello, a soli 7 km. Qui, farete conoscenza con il menhir “Polisano” (crollato nel 1977 e poi restaurato, si trova nelle vicinanze del casale omonimo, vecchio feudo del Medioevo) e il “Quattromacine” (in pietra leccese, prende il nome dalla campagna in cui è ubicato).

Le testimonianze preistoriche dei menhir si possono osservare anche a Martano (dov’è il “Santu Totaru”, il più alto della Puglia con i suoi 4,70 metri) e Minervino (“Monticelli” è il nome del megalite).

Sulla Serra di Monte Vergine, infine, a 7 km da Otranto, sorge il menhir omonimo, così come lo è anche il santuario che s’innalza in cima alla collina.

Non sono semplici colonne di pietra i menhir, dunque, ma vere e proprie colonne portanti del nostro Salento.

Foto di proprietà di Andrea D’Alba  http://www.flickr.com/photos/hydruntum/2684277359

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