Itinerario della Grecìa Salentina

Stavolta vogliamo addentrarci in quell’area geografica e culturale del Tacco d’Italia nota come “Grecìa Salentina” (con l’accento sulla i) formata da diversi comuni, in ordine alfabetico: Calimera, Castrignano dei Greci, Corigliano d’Otranto, Martano, Martignano, Melpignano, Soleto, Sternatia e Zollino. Lo faremo seguendo un itinerario con un percorso logico, addentrandoci in ciascun borgo partendo idealmente da Lecce.

Sternatia palazzo Granafei
Palazzo Granafei a Sternatia. By Freddyballo [GFDL or CC-BY-SA-3.0], via Wikimedia Commons.
Imboccando la Strada Statale 16 che porta a Maglie, il primo centro che troviamo in cui addentrarci è Sternatia. Questo è il paese dove l’antico linguaggio dialettale di origine greca, il “griko”, è ad oggi maggiormente conosciuto e parlato tra gli abitanti.

Il centro è dotato di diversi luoghi di interesse a cominciare dalla Chiesa Madre intitolata a Maria SS. Assunta. Realizzata nel Settecento, alla struttura è stato aggiunto un campanile nel 1790, realizzato da Adriano Preite. All’interno, preziosi altari di Emanuele Orfano e dipinti di Arganese.
Monumento ancor più antico è quello della Colonna dell’Osanna, eretta alla fine del Cinquecento per volere della famiglia D’Ambrosio.
L’antico convento dei Domenicani, invece, pur insediatosi sul finire del Quattrocento, mostra il convento attuale risalire al 1712. Qui è di particolare bellezza il portale e la vicina chiesa. Tra i monumenti più antichi, ricordiamo la Cripta di San Sebastiano, al cui interno si possono vedere dei disegni dedicati a San Sebastiano risalenti al XII secolo.

Nel centro storico, possiamo trovare numerose case a corte, portali bugnati e la residenza baronale di Palazzo Granafei. Il prezioso palazzo monumentale è stato realizzato durante la prima parte del Settecento, sebbene gli affreschi all’interno siano successivi e datati 1775. Al suo interno custodisce un frantoio ipogeo cinquecentesco. Infine, una nota la merita anche Porta Filia, la porta di accesso a Sternatia.

Soleto guglia
La Guglia di Raimondello a Soleto. By Lupiae (Own work) [CC-BY-SA-3.0], via Wikimedia Commons.
La vicina Soleto è stata, prima ancora che una città greca, un importante centro della civiltà messapica, come testimoniato da numerose tombe e dal ritrovamento delle antiche mura di recinzione.
Con l’avvento dell’Impero d’Oriente, fu anche una sede vescovile. Molto bello il centro storico, che conserva ancora oggi la sua struttura di impronta medievale con vie parallele e perpendicolari molto strette tra loro, con portali barocchi e case nobiliari del Rinascimento.

Anche la chiesa madre di Soleto è dedicata a Maria SS. Assunta ed è stata costruita da Adriano Preite. Di particolare valenza storica è la più antica Chiesa di Santo Stefano realizzata alla metà del Trecento e testimonianza della cultura greca che persistette fino al XVI secolo. All’interno mostra numerosi dipinti bizantini risalenti a vari epoche con un doppio strato di pitture che vanno dal XIV al XV secolo in piena epoca bizantina. Tra i dipinti più belli, un raro Cristo adolescente attorniato da vescovi e un dipinto che vuole rappresentare il tempo del Giudizio Universale sotto il controllo dell’Arcangelo Michele, che mette da un lato i destinati al paradiso e dall’altro le anime dannate.

Accanto alla chiesa di Santa Maria Assunta si trova poi il monumento più importante di tutta Soleto: la cosiddetta Guglia di Raimondello. Si tratta di un grande campanile, ma senza campana ed eretto esclusivamente per scopi ornamentali, esempio di arte gotica nel Salento.
Gli abitanti del posto ne furono a lungo suggestionati e quando le sue origini a memoria d’uomo si persero, cominciò a circolare una leggenda secondo la quale fu costruita in un’unica notte da quattro diavoli. In realtà, la Guglia fu costruita tra il Trecento ed il Quattrocento da Francesco Colaci di Surbo, come indicato in un’iscrizione ritrovata al suo interno. A volerla fu il signore dell’epoca Raimondello Orsini del Balzo, da cui prende il nome.
La chiesa al suo fianco è di stile nettamente più basso, ricostruita durante il Settecento, e non ha nulla dei grandi fasti della Guglia.

Da vedere anche i ricchi portali della Chiesa delle Anime e della Chiesa di San Nicola.

Ricordiamo inoltre numerosi palazzi cinquecenteschi e seicenteschi come Palazzo Attanasi, Palazzo Carrozzini, Palazzo Gervasi, Palazzo Viva. Importante infine la Porta di San Vito, l’unica porta superstite delle quattro che furono realizzate nel XIV secolo attorno alle mura della città del tempo. Vi erano infatti anche le Porte di San Gaetano, Sant’Antonio e San Paolo. È dominata da una statua della Madonna.

Da Soleto possiamo raggiungere facilmente Zollino, dove possiamo ammirare soprattutto le costruzioni architettoniche religiose. La Chiesa Madre è quella intitolata ai Santi Pietro e Paolo. Il campanile è di fine Ottocento, ma la struttura risale in origine al Medioevo e mostrava un’unica sala con tre altari. Solo in un secondo momento fu trasformata nelle tradizionali chiese a croce latina. Altre chiese rilevanti nei dintorni:

La chiesa di Sant’Anna, di stampo chiaramente barocco con all’interno un altare e una fonte battesimale d’epoca;

La Chiesa di San Vito, di antica struttura medievale, e la Cappella di San Giovanni, posta in periferia in zona Lo Cropero, simili tra loro.

La Chiesa della Madonna di Loreto, fuori dall’abitato, ha volte a botte e un altare dedicato a questa Madonna oltre a due altri altari dedicati ai Santi Cosma e Damiano ed a San Rocco.

La Chiesa di San Lorenzo, tra Zollino e Martano, in quello che un tempo era il casale di Apigliano oggi non più esistente. Già ricostruita verso la fine del Cinquecento e tra le più antiche, all’interno mostra un’unica navata in cui affiorano di tanto in tanto alcuni dipinti d’epoca. Il casale di Apigliano è esso stesso testimonianza dell’influenza greca. Risultava da documenti d’epoca ancora abitato fino al Quattrocento e certamente abbandonato prima degli anni 1537-40. Questo antico villaggio era senz’altro vivo in epoca bizantina, già dal IX secolo. Al suo interno scavi archeologici hanno dimostrato che era considerato un vero e proprio “chorion”, villaggio bizantino del tempo oltre che entità dove si raggruppavano le entrate fiscali. Sono stati riportati alla luce un forno dove si lavorava il ferro, basi di muri a secco e altri resti del X secolo.

Martano nel Salento

Raggiungiamo quindi proprio il centro abitato di Martano, uno dei più grandi borghi d’influenza greca in quest’area.
Il suo territorio fu però già abitato tantissimo tempo prima come testimoniano i menhir preistorici di Santu Totaru e del Teofilo. Fu nel periodo medievale che arrivò l’influenza greca essendo abitata da coloni dell’Impero Romano d’Oriente e il rito greco si conservò fino a tutto il Seicento.
Il dialetto e le tradizioni “grike”, invece, sopravvivono ancora oggi. Il centro storico di Martano mostra alcune parti dell’antica cinta muraria, vale a dire due antiche torri a base rotonda, e alcuni palazzi storici nobiliari realizzati tra il Cinquecento ed il Settecento tra cui l’esempio più bello è probabilmente quello di Palazzo Moschettini, dotato di un grande portale finemente decorato e di una lunga balconata egualmente pregiata. Di questo palazzo si apprezzano poi la grande varietà di particolari, dalle balaustre, al ballatoio, ad archi ed archetti, alle finestre. Le torri di cui detto poc’anzi sono anche parte del Castello, realizzato in origine nel XV secolo da Ferdinando d’Aragona, ma più volte ritoccato. Il Castello fu edificato per ragioni soprattutto militari (si temevano gli attacchi turchi), poi durante i secoli questa funzione venne meno e fu soprattutto una residenza signorile.

Oggi nel castello di Martano vengono ospitati numerosi eventi. La particolarità del centro storico di Martano è quello di essere attorniato dalle torri, dal castello e da mura con fossato, così che sembra un’entità a sé stante che i locali chiamano “Terra”. Le vie ortogonali ricordano il concetto di borgo fortificato medievale, con isolati lunghi 26 metri in una misura ricorrente in diversi centri “griki”.

Molto bella anche la Chiesa Madre, sorta alle fine del Cinquecento al posto della precedente chiesa greca, che fu abbattuta. Fu dedicata alla Madonna dell’Assunta. È dotata di un imponente portale e di un interno a tre navate. Interessante la storia della chiesa e convento dei Domenicani: realizzata nel 1652, all’interno fa sfoggio di altari barocchi e numerose tele preziose. Il convento fu soppresso durante la dominazione francese e a fine Ottocento ospitò anche un osservatorio meteorologico. Attualmente è sede municipale, riorganizzato secondo uno stile neoclassico.

Martignano pozzelle
Le “Pozzelle” di Martignano. By Lupiae (Own work) [CC-BY-SA-3.0], via Wikimedia Commons.
Da Martano ci spostiamo a Martignano. Le origini di questo centro potrebbero esse stesse risalire al periodo greco, in uno degli importanti snodi che Lecce portavano a Otranto e Nardò. Il nome del feudo è documentato per la prima volta nel XII secolo.

I monumenti più importanti che conserva sono la Chiesa Parrocchiale, la Torre dell’Orologio e la Torre Campanaria, tutti accomunati in un’unica struttura. Fu realizzata durante il Cinquecento e ristrutturata a fine Seicento, impreziosita da elementi barocchi. All’interno particolarmente prezioso è il mosaico pavimentale, realizzato nel 1876 dai fratelli Peluso, oltre a un altare settecentesco modellato dal Cino.

Altre chiese importanti sono la Chiesa di San Francesco (Settecento) e il relativo Convento dei Francescani Minori, la Cappella di San Giovanni Battista (Seicento). Molto particolare è infine il cosiddetto “Parco delle Pozzelle”, un luogo dove si trovano decine di pozzi e utilizzato un tempo come luogo per il rifornimento d’acqua degli abitanti, essendo a quei tempi tagliati fuori dal sistema idrico locale.

Calimera, stele
La Stele donata da Atene a Calimera. By La Cara Salma (Own work) [CC-BY-SA-3.0 or GFDL], via Wikimedia Commons.
Raggiungiamo quindi Calimera, paese in cui l’origine greca è insita già direttamente nel suo nome proprio. “Calimera” infatti significa “buona giornata” in greco.

Le testimonianze delle sue origini greche sono però poche. Per questo, a rimarcare le nobili origini il paese ha voluto stringere un’amicizia con la città di Atene, la quale nel 1960 gli donò una stele greca in marmo bianco a simboleggiare le radici comuni e che presenta un bassorilievo raffigurante il “Saluto di Patroclia”. Il rito religioso greco si conservò fino al 1663 e ciò contribuì a salvaguardare anche la lingua.

Fu un unico feudo con Martano fino a tutto il Cinquecento e se ne staccò soltanto successivamente. Si conserva di quel periodo una chiesetta bizantina dedicata alla Madonna di Costantinopoli, mentre la Chiesa Madre fu edificata alla fine del Seicento in periodo post-greco in luogo della chiesa greca precedente. Suggestiva poi la storia della Chiesetta di San Vito che sorge appena fuori dal centro abitato, tra le campagne. Questa piccola chiesa aperta solo il giorno di Pasquetta presenta all’interno un grande masso con un foro nel mezzo. La tradizione voleva che le persone passassero attraverso il foro per propiziarsi fertilità secondo un antichissimo rito pagano. La chiesa fu costruita attorno al masso proprio per “cristianizzare” anch’esso ed evitare così che i riti pagani continuassero a perpetuarsi. Tuttavia la tradizione si è conservata fino ad oggi ed ogni Pasquetta molti abitanti di Calimera la raggiungono per passare attraverso il masso.

Castrignano dei Greci, il castello
Il Castello di Castrignano dei Greci. By Lupiae (Own work) [Public domain], via Wikimedia Commons.
Reimmettendosi sulla strada per Martano possiamo raggiungere Castrignano dei Greci. Anche qui, l’origine è evidente nel nome stesso del paese, che si pensa quindi fondato direttamente da popolazione proveniente dall’Impero Romano d’Oriente e fu certamente abitato dai bizantini tra il VI e il IX secolo.

Di contro, le costruzioni del tempo non sono più presenti e i monumenti più importanti restano l’ottocentesca Chiesa Parrocchiale della Madonna SS. Annunziata e il cinquecentesco Castello dei Gualtieri, adattato come residenza baronale su una costruzione preesistente più antica.

Melpignano, piazza san giorgio
Piazza San Giorgio a Melpignano. By Lupiae (Own work) [CC-BY-SA-3.0], via Wikimedia Commons.
Poco lontano da Castrignano sorge Melpignano, paese assurto da diversi anni agli onori delle cronache dell’estate salentina per via della famosissima Notte della Taranta, legata però a tradizioni salentine più che greche. Anche questo borgo fu abitato da greci e il rito greco si conservò fino al Cinquecento.

Nel centro storico è da vedere la bella Piazza San Giorgio, dove convogliano la chiesetta parrocchiale, portici rinascimentali a tutto sesto e la Torre dell’Orologio costruita all’inizio del Novecento. Importante anche la Chiesa della Vergine del Carmelo, con un’imponente facciata realizzata a metà del Seicento e arricchita da particolari barocchi da Giuseppe Zimbalo. Infine, vale la pena fare un salto al Palazzo Marchesale seicentesco.

L’ultimo paese della Grecia Salentina da visitare è Corigliano d’Otranto, anch’esso greco dal VI al IX secolo. Il suo antico castello del 1465 (Castello dei Monti) resistette al terribile attacco turco del 1480, così da essere ancora oggi un vanto non solo architettonico, ma anche puramente storico. L’impatto visivo è davvero maestoso (non a caso l’abbiamo scelto come foto copertina di questo articolo), da richiamare alla mente il classico concetto di “castello medievale”: quattro torrioni per ciascun angolo, attorniato da un grande fossato cui si accedeva un tempo per ponte levatoio. È a due piani e nel 1667 fu ampiamente arricchito di particolari barocchi tanto da renderlo uno dei più bei esempi di costruzioni barocche del Salento, grazie anche all’ottimo stato di conservazione che ne mantiene immutata l’eleganza originale.

 

Foto copertina: Castello dei Monti di Corigliano d’Otranto, foto By Lupiae (Own work) [Public domain], via Wikimedia Commons.

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