Prima della costruzione del famoso ponte in muratura nel 1603, era lei il principale punto di riferimento per chi si accingeva ad effettuare lo “storico” trapasso fra il borgo moderno e quello antico, quest’ultimo galleggiante su un’antica isola calcarea. Stiamo parlando della monumentale Fontana Greca che abita sulla terraferma, in piazza del Canneto (nei pressi delle chiese di S. Cristina e S.M. Del Canneto), ma ha lo sguardo rivolto alla città vecchia.
Sul suo conto si sa veramente poco (per la sua realizzazione, si pensa ad un’unica mano di un anonimo meridionale; quanto alla datazione, l’ipotesi più accreditata è quella di Paolo Agostino Vetrugno che la colloca in epoca rinascimentale, nel XVI secolo, e non in età ellenistica), ma è certo che non ha avuto una dimora fissa nei secoli: in origine aveva sede nell’area delle antiche terme (dove sorgeva anche l’antico “Ospedale Sacro Cuore”), poi nelle vicinanze della chiesa di San Nicola.
È senza dubbio, inoltre, che la fontana in pietra calcarea presenti due facciate, più antica quella a sud, d’età settecentesca l’altra.
La prima è suddivisa da quattro cariatidi in tre parti, ognuna delle quali ospita una coppia di rilievi che rappresenta una storia tratta dalla mitologia classica con un’iscrizione latina di commento: ne sono protagoniste tre ninfe (Dirce, Salmace, Biblide) che furono trasformate in fonti dagli Dei.
Sul fregio della trabeazione, poi, sono raffigurate alcune scene delle fatiche di Eracle, in cui l’eroe mitologico combatte contro il leone di Nemea.
La seconda facciata, invece, quella più tarda, accoglie le insegne del sovrano spagnolo Carlo III di Borbone e lo stemma della città. Quest’ultimo riporta l’immagine di un gallo con la corona e tra le zampe un cartiglio con la scritta latina “fideliter excubat” (cioè “vigila fedelmente”). Sulle origini dello stemma, circolano ipotesi contrastanti: alcuni ritengono che l’immagine del gallo fosse sullo scudo di Idomeneo di Creta, ritenuto il fondatore della città; secondo altri, invece, l’animale coronato sarebbe arrivato a Gallipoli ancor prima di Idomeneo.
Se, per questo aspetto, non si sa da che parte stia la verità, è storicamente accertato, invece, che l’abbeveratoio posto in basso alla controfacciata servisse, in un passato remoto, come fonte d’acqua per gli animali, e per le famiglie del tempo (che non disponevano di acqua corrente) in un passato più recente, intorno agli anni ’50.
Una chicca: la Fontana Greca di Gallipoli sarebbe la più antica d’Italia.
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