Chiesa del Carmine
Ricostruita il 1836-38 su disegno di Vito Donato da Galatone. In questa Chiesa, ogni anno, il venerdì precedente la domenica delle Palme, viene celebrata la festa della Madonna Addolorata. All’ interno della Chiesa vi è collocato il tabernacolo del Compiato sotto la Croce, dipinto nel 1931 dal pittore locale Giulio Pagliano.
Chiesa S. Domenico al Rosario
Prende il nome dal bastione antistante. La navata centrale, a pianta ottagonale, è rivestita in pietra e comprende cinque altari per lato dove vengono ospitate le tele che raffigurano la Vergine col Bambino e i SS. Giovanni Evangelista e Pietro Martire. La Chiesa è sede della Confraternita del Rosario, fondata a suo tempo dai maestri sarti di Gallipoli.
Chiesa S. Teresa D’ Avila
Conserva il Sepolcro del Vescovo spagnolo Antonio Perez Della Lastra, contiguo con il monastero delle carmelitane scalze. L’ interno presenta il presbitero scolpito in pietra leccese con tele raffiguranti la S. Famiglia.
Chiesa S. Francesco di Paola
Dalla quale prende il nome una torre delle cinte murarie. La Chiesa presenta un’ unica navata con l’ altare dedicato alla Vergine di Pozzano, vicino Castellamare di Stabia. Preziose tele custodite come quelle di S. Francesco di Paola, La Morte di S. Giuseppe, la Vergine col Bambino e i SS. Domenico e Francesco di Sales. L’ arco trionfale è formato da decorazioni a giroli di legno intagliato e dorato.
Oratorio dell’ Immacolata
Con scale a doppia rampa e gli interni raffigurano lo stile barocco. Una tela seicentesca raffigura la Madonna Immacolata in una cornice dorata e finemente intagliata.
Chiesa di S. Chiara
Costruita alla fine del Cinquecento, con un monastero contiguo che poi fu abbattuto e al suo posto nacque una scuola. La Chiesa fu dedicata ai SS. Pietro e Paolo. Provvista di pavimentazione in maioliche. Le tele poste sopra gli altari, nonostante il lungo periodo, si conservano ancora bene e raffigurano l’ Annunciazione della Vergine, l’ Adorazione dei pastori e il Crocefisso. L’ altare centrale invece , è rappresentato dai dipinti raffiguranti i SS. Pietro e Paolo, S. Francesco e S. Chiara d’ Assisi.
Chiesa della Purità
Costruito come oratorio per i facchini del porto, tutta rivestita di piastrelle e maioliche che raffigurano la Vergine della Purità e i SS. Francesco d’ Assisi e Giuseppe Patriarca. Lungo le pareti della navata centrale, si possono ammirare i lignei stalli che raffigurano episodi biblici come quello di Mosè che fa scaturire l’ acqua, Davide e Golia, Giaele e Sisara, immagini degli Evangelisti, dei Profeti Geremia, Ezechiele e Isaia. All’ interno di questa Chiesa si trova la statua in cartapesta di S. Cristina che risale al 1867.
Chiesa dell’ Immacolata
Costruita tra il 1767-68. All’ interno si possono ammirare gli stucchi e le tele raffiguranti le storie di Tobia. La Chiesa è utilizzata come oratorio. Nella sacrestia è conservato l’ organo costruito nel 1759 a Napoli.
Chiesa della Madonna degli Angeli
Sorge di fronte alla città vecchia. La Chiesa di modeste dimensioni, con una facciata sobria, presenta un portico antistante, di ispirazione cinquecentesca, con tre archi a tutto sesto compresi tra quattro pilastri.
LA CATTEDRALE
Pittura, scultura e architettura danno il meglio di sé in via Duomo a Gallipoli. Al civico 1, infatti, “abita” la maestosa cattedrale di Sant’Agata, sontuoso esemplare di barocco salentino che balza inevitabilmente allo sguardo non appena s’imbocca quella stradina intersecata con altre, tutte punteggiate da suggestive chiesette (come la chiesa del Carmine e quella di Santa Teresa) e palazzi signorili (come Palazzo Balsamo e Palazzo Ravenna).
D’altra parte, sarebbe impossibile non notarla, giacché il monumentale tempio sacro s’innalza sul punto più alto e centrale dell’antica isola calcarea su cui sorge il borgo antico. I vari pellegrini che son passati da lì, di secolo in secolo, lo sguardo l’hanno dovuto alzare sempre, sin da quando al posto dell’attuale basilica c’era una piccola chiesa di stile romanico intitolata a San Giovanni Crisostomo (fino al 1126) e, molto probabilmente, da prima ancora (sembra, infatti, che quel sito sia stato sempre un punto di riferimento per i fedeli).
La cattedrale, così come noi la conosciamo ora (dotata di un impianto a croce latina con tre navate delimitate da estese arcate poggiate su colonne doriche), fu realizzata fra il 1629 e il 1696, su progetto di Giovan Bernardino Genuino e grazie ad una donazione del medico Giov. Giacomo Lazari, ma in realtà prodotto collettivo di mani, pennelli e scalpelli di grande fama e prestigio.
I colori sgargianti e vivi delle innumerevoli tele presenti, ad esempio, sono a cura dei pittori Giovanni Andrea Coppola (dell’artista gallipolino sono “I miracoli di San Francesco di Paola”, “il Martirio di Sant’Agata”, “L’Assunta”, “Anime del Purgatorio”, “L’adorazione dei Magi”, “San Giorgio” ed altre che decorano le pale degli altari laterali) e di Nicola Malinconico, originario di Napoli (fu chiamato nella “Città Bella” dal vescovo Oronzo Filomarino nel XVIII secolo), a cui si devono, invece, dipinti “sparsi” tra la parte laterale del coro (“Entrata in Gerusalemme”, “Sepolcro di S. Agata”, “Miracolo del Paralitico”), la controfacciata (“La cacciata dei mercanti dal tempio”), il controsoffitto (“La glorificazione della Santa”, “S. Agata visitata in carcere da S. Pietro”, “La Santa che placa l’eruzione dell’Etna”) e il transetto (“Il martirio di S. Sebastiano”, “Processo e condanna della Santa ad opera di Quinziano”).
La cattedrale è abitata anche da capolavori scultorei di pietra leccese (il famoso “leccisu”, facile da plasmare e a grana fine): le statue di San Sebastiano, Sant’Agata e San Fausto ospitate da nicchie classicheggianti nell’ordine inferiore della facciata; quelle di S. Marina e S. Teresa nelle nicchie superiori; i busti di S. Agostino e S. Giovanni Crisostomo sulle volute. Si segnala, inoltre, il prezioso coro ligneo dell’abside, a cura del tedesco Giorgio Aver.
Grande assente, invece, ormai dal 1380, il sacro cimelio della Mammella del Martirio, trasferita dal Principe di Taranto, Raimondello Del Balzo Orsini, nel monastero di Santa Caterina D’Alessandria a Galatina . Ancora oggi, i devoti sperano che ritorni “a casa” la reliquia che reca i segni del martirio subito dalla Santa a Catania, sua terra natale, nel periodo delle persecuzioni cristiane volute dall’imperatore Decio. Per ora, i fedeli si accontentano di onorare la memoria di Sant’Agata il 5 febbraio di ogni anno, data della festa patronale.