Conosciuto per la bellezza del Barocco, ammirato e studiato con meticolosità da appassionati e critici d’arte, ma anche con occhio da semplice turista, il Salento racchiude secoli di storia che si dipanano tra costruzioni antiche e grotte rupestri, città e monumenti che raccontano di due civiltà, quella marina e quella contadina, che viaggiano di pari passo, raccontando di una terra in cui si intrecciano affascinanti leggende, storie, colori e costruzioni come le torri costiere.
Meritano una citazione ad hoc, non c’è dubbio, per aver difeso il Salento dalle incursioni nemiche del passato. Se i turisti di oggi, infatti, possono rubare, ma solo con lo sguardo, le meraviglie di questa terra, è solo grazie a loro, a quelle torri costiere che, erette nel XVI secolo, non hanno permesso (o perlomeno l’hanno limitato) agli invasori di depredarne le ricchezze naturali.
Un viaggio ha sempre bisogno di un itinerario e un inizio che aiutino a consolidarne le tappe e a far vivere appieno il percorso, per questo cominciamo con seguire il sentiero segnato, a mo’ di mappa, dalle torri costiere che svettano sulle coste di questa parte di sud, raccontando il fascino che ne avvolge le muraglie erose dal vento e dalla salsedine.
Gli attacchi dei pirati (barbari e corsari) si concentrarono soprattutto dal 1500 al 1571, cioè in quell’intervallo di tempo compreso fra la caduta di Costantinopoli e l’espansionismo turco nel Mediterraneo da un lato, la sconfitta degli Ottomani nella battaglia di Lepanto dall’altro.
Risalenti quasi tutte al XV e XVI secolo, molte altre di difficile datazione, le torri costiere vennero fortificate per necessità, considerando soprattutto la posizione geografica del Salento, luogo predisposto e soggetto ai ripetuti attacchi via mare.
A testimonianza del pericolo che i cittadini correvano ogni qual volta si verificava un attacco, resta la rinomata battaglia di Otranto del 1480 a opera dell’esercito ottomano, che sbarcò sulla spiaggia a nord della città idruntina (ancora oggi chiamata Baia dei Turchi), ponendo sotto assedio la popolazione che cercò, invano, di trovare riparo all’interno delle mura.
Proprio nel periodo “caldo”, costatata anche la furbizia dei Turchi che si travestivano da pellegrini bisognosi, fu il viceré Don Pietro di Toledo, intorno agli anni ’30 del 1500, ad ordinare la costruzione di tali strutture fortificate lungo tutta la costa, adriatica e ionica (a partire, probabilmente, da Otranto e da Novaglie), ma in particolar modo sui tratti di versante basso e roccioso, come quello che fa capo alla città di Nardò, perciò una delle zone più ricche di torri.
La costruzione delle Torri
Credit photo: Carmelo Ranieri
Una serie di torri costiere si abbarbica sulle coste salentine, rincorrendosi in una serpentina quasi infinita che va da Otranto a Leuca, sino ai litorali più bassi e sabbiosi del neretino e ugentini, dagli Alimini a San Cataldo.
Opere imponenti e, come tali, ovviamente dispendiose, tanto da essere portato avanti solo grazie a una sorta di compromesso: l’edificazione o l’acquisto totale da parte di un privato, che si occupava di erigere e quindi controllare totalmente la torre.
Il privato, a questo punto, prendeva il nome di “capitano di torre”, che doveva vigilare sulla sicurezza di quel tratto di costa, intento a scrutare il mare e le sue maree.
Le antiche strutture d’avvistamento avevano delle caratteristiche comuni: la pianta quadrata andava per la maggiore, così come la forma troncopiramidale; la cisterna nel piano inferiore e la guardiola sulla terrazza; le caditoie in corrispondenza delle aperture. Alla difesa di ogni torre, poi, erano preposti un caporale ed un cavallaro, dotati di archibugi, cannoni a palle e alabarde. Il disarmo sarebbe avvenuto solo nella prima metà del XIX secolo, con la fine delle incursioni.
L’edificazione di ogni torre presupponeva un contratto specifico con un capomastro, il quale doveva ovviamente attenersi ai parametri costruttivi esposti, ricavando il materiale da utilizzare nel luogo che riteneva più vantaggioso, ma in ogni caso a titolo gratuito (le modalità di pagamento della fortificazione venivano specificate in un altra sezione del contratto).
Due gli obblighi a cui erano sottoposti i capomastri: edificare utilizzando esclusivamente acqua dolce (sarebbe stato semplice, infatti, cadere in tentazione di usare acqua del mare così vicino), che favoriva l’impasto e la durezza della malta; posare le fondamenta su una base solida, in genere rocciosa. Se la torre doveva essere edificata in uno spazio cedevole, si raccomandava il rinforzo del piano con pali e malta.
Un censimento del 1749 ha evidenziato che le torri di avvistamento ancora integre disseminate sulle coste erano circa un’ottantina: oggi molte sono state soggette a crolli importanti e il numero è diminuito.
L’immagine raffigura un’antica mappa delle torri costiere (1741-1742) Fonte foto: Le Guide Verdi- Congedo Ed.re
Ognuna di queste torri di avvistamento prevedeva a piano terra la costruzione di una cisterna, le cui dimensioni erano indicate al capomastro all’interno del contratto stipulato prima della costruzione.
Un minuzioso lavoro di canalizzazione effettuato all’interno dello spessore della muratura consentiva di raccogliere e far defluire le acque pluviali che provenivano dal terrazzo.
Ogni porta d’ingresso prevista doveva essere dotata di caditoie, così come dovevano avere caditoie tutte le aperture delle torri, ognuna di dimensioni ben precise.
Come già detto, spesso il lavoro di edificazione era rallentato da intoppi burocratici, qualche furbizia da parte dei capomastri che spesso cedevano il contratto ad altri costruttori, facendo sì che il lavoro procedesse a salti.
I crolli cospicui di una gran numero di torri costiere, tra l’altro, testimonia la poca cura che ci fosse ai tempi delle costruzioni.
Quel che resta da ammirare, oggi, a maggior ragione, è un patrimonio da tutelare e riscoprire ogni giorno con occhi pieni di meraviglia e ammirazione nei confronti di quelle “sentinelle del mare” che continuano a punteggiare i nostri tratti di costa, rendendoli unici in tutto.
Ecco come sono distribuite, oggi, le più importanti torri di avvistamento salentine:
Nord
Torre Specchiolla, Rinalda, Veneri, Chianca e San Cataldo.
Torre Specchiolla si trova nella frazione di Casalabate, a 22 km da Lecce. Un piccolo borgo di pescatori e stabilimenti balneari, diventato un luogo di villeggiatura molto apprezzato dai turisti.
La torre è ancora perfettamente conservata, soprattutto grazie ai lavori di manutenzione. Fu eretta contro gli attacchi dei Saraceni nel XVI secolo ed è a due piani.
Proseguendo lungo la costa e spostandoci di soli 15 km, troviamo Torre Rinalda, altra preziosa località turistica del Salento. A differenza della precedente, questa torre è ridotta ad un rudere e fu realizzata, sempre nel XVI secolo, con dei blocchi di carparo, materiale molto usato nel Salento insieme alla famosa pietra leccese.
Anche questa era divisa in due piani, ma attualmente la parte superiore è completamente distrutta. Spostandosi verso l’entroterra si può visitare la splendida Abbazia di Santa Maria delle Cerrate, non molto distante.
A soli 5 km di distanza da Torre Rinalda, proseguendo lungo la costa, troviamo Torre Chianca, collocata più internamenterispetto alle altre. Frazione di Lecce e località turistica ricca di numerosi punti di interesse di tipo naturalistico, come i bacini Idume e Fetida.
Torre Chianca
Questa torre è una delle più imponenti di tutta la costa salentina e si alza maestosa in un paesaggio di canneti e girasoli, presenti tutti intorno alla torre. Uno spettacolo davvero suggestivo in agosto, quando i moltissimi girasoli sbocciano in un’esplosione di colori.
Su un lieve sperone roccioso, a 14 km dalla torre precedente, si trova Torre Veneri. Anche questa costruita come difesa nel XVI secolo contro gli attacchi saraceni.
Si eleva su due piani collegati al loro interno da una scala in pietra. Al piano terra è possibile ancora ammirare l’antico camino e una cisterna originali. Entrandoci vi sembrerà di fare un vero e proprio salto nel passato!
Con Torre San Cataldo si conclude la visita delle torri per quanto riguarda la zona di Lecce e dintorni. Altro luogo ideale dove fermarsi ad ammirare la sabbia bianca e i fondali pescosissimi.
Oltre alla storica Torre vi ritroverete a contatto con alcuni ruderi sommersi: i resti di un antico porto romano e la cosiddetta “chiesa sommersa”, ovvero dei blocchi di pietra che si allunganoverso il mare.
Marine di Melendugno
Torre Specchia Ruggeri, San Foca, Roca vecchia, Dell’Orso. La prima a base quadrata, mentre Torre Roca vecchia è quasi totalmente crollata, lasciando intravedere ai visitatori la volta interna.
Otranto
Torre Sant’Andrea, Fiumicelli, Santo Stefano, Torre del Serpe, dell’Orte, Sant’Emiliano. La prima ospita, oggi, gli uffici della Capitaneria di Porto, mentre Torre del Serpe era un antico faro cittadino, fatto restaurare da Federico II.
Santa Cesarea– Castro
Minervino, Monte Saraceno, Miggiano, di Castro, di Lupo, di Andrano. Torre Miggiano, nello specifico, segue le forme delle torri tipiche dei castelli aragonesi, con la forma cosiddetta “a rondella”. La Torre dii Andrano è quasi del tutto crollata.
Leuca – Ugento
Nei dintorni di Leuca vediamo Torre Sasso, Palane, Naspre, di Specchia Grande, di Ricco, di Novaglie, di Ominimorti.
Torre di Naspre, a pianta circolare, ha una posizione davvero affascinante, direttamente su una rupe a picco sul mare. Procedendo verso Ugento troviamo, ancora, la Torre di Marchiello, oggi un rudere, Torre San Gregorio, Torre Vado, Torre Pali, Torre Mozza, Torre San Giovanni.
Quest’ultima, soggetta nel 1569 a un feroce attacco dei Turchi, che tentarono di demolirla inutilmente, mostra ancora oggi i segni.
Gallipoli– Nardò
Il litorale in questa parte mostra Torre Suda, oggi restaurata completamente e sede di mostre stagionali e sfruttabile come locazione per matrimoni civili, del Pizzo, San Giovanni della Pedata, Sabea, dell’Alto Lido, del fiume, Santa Maria al Bagno, Santa Caterina, dell’Alto, dell’Uluzzo, dell’Inserraglio.
Porto Cesareo
Sant’Isidoro, Squillace, Porto Cesareo, Chianca, Lapillo, Castiglione, Colimena, Saline, Barraco, dei Molini, di San Pietro in Bevagna. Questa in particolare è una zona ricchissima di costruzioni torriere, proprio per via dell’alto tasso di incursioni a cui era soggetta.
Contattate lo studio ambientale “Avanguardie” di Nardò (al 349.3788738) che, dal 1° luglio al 23 settembre, organizza interessanti tour tra torri e masserie del Salento.