Alezio

Alezio è un piccolo centro abitato di circa seimila abitanti che sorge nell’entroterra gallipolino.

La storia di Alezio

La sua storia è antichissima: fu infatti fondato dal popolo pre-romano dei Messapi attorno al IX secolo a.C. con il nome di Alixias. Risultava un centro piuttosto vivo e rilevante già nel VI secolo a.C. grazie alle relazioni e agli scambi con la città all’epoca greca di Taranto. Al contrario della vicina Ozan (Ugento), non conobbe un grande sviluppo urbano, ma rimase comunque molto attiva.

Fu poi conquistato dai Romani molto tempo più tardi (V secolo) prendendo il nome di Aletium e la sua importanza culturale ed economica non perse di livello, anzi, divenne ancora maggiore grazie all’inserimento della cittadina lungo la rotta del commercio della via Traiana che portava fino a Roma.

Le fortune di Alezio finirono intorno all’anno Mille, quando fu completamente distrutta dai Saraceni e gli abitanti sopravvissuti si spostarono a Gallipoli. Soltanto duecento anni più tardi fu ricostruito nello stesso luogo un piccolo casale, che però restò a lungo un villaggio di modeste dimensioni con il nome di Casal d’Alezio.

Il centro abitato si ampliò attorno al 1715 quando il gallipolino Carlantonio Coppola concesse in enfiteusi un suo podere ad Alezio (“Alizza” nel documento) per “costruirvi casamenti”. Nel 1796 lo stesso esempio fu seguito da Francesco Alemanno, che concesse i suoi terreni per ampliare il villaggio dotandolo di nuove abitazioni. Alemanno era soprannominato “Picciotto”, motivo per cui per un certo tempo il paese prese il nome di Villapicciotti. Gli abitanti passarono così nel giro di un secolo da 200 a 1500, per diventare nel tempo gli attuali seimila.

Villapicciotti rimase per molto tempo sotto l’amministrazione di Gallipoli, per poi diventare autonoma solo nel 1854 sotto Ferdinando II, momento a partire dal quale gli abitanti scelsero di adottare l’antico nome di Alezio che fu concesso nuovamente solo nel 1873.

Oggi la cittadina è molto bella e dinamica, con un occhio di riguardo per onorare le antiche vestigia messapiche, verso cui indirizza buona parte dell’attività civica, sociale ed economica.

Personalità di Alezio

Alezio è stata la terra che ha dato i natali ad alcuni artisti illustri di cui si conservano diverse opere. Tra questi, ne ricordiamo in particolare tre.

L’Abate Angelo De Simone, docente di lingue ebraiche ed arabe all’Università di Napoli, vissuto a cavallo del Settecento e dell’Ottocento.

Il giurista e avvocato Vincenzo Tafuri operante anch’esso a Napoli, nato nel 1803 e morto nel 1872, pubblicò varie opere giuridiche ed economiche, oltre che alcuni volumi dal titolo: “Commenti ed interpretazioni alle Leggi Civili nel Regno delle Due Sicilie”.

L’artista Enrico Giannelli, insigne pittore, nacque invece nel 1854 e seguì dapprima gli studi classici e poi i Corsi all’Accademia delle Arti di Napoli dove si diplomò molto giovane a soli diciannove anni. Nella sua attività artistica partecipò con successo a varie esposizioni nazionali ed internazionali. Tra i suoi quadri, i più noti sono “La turre te lu Sapea”, “Nisida e Posillipo”, “Marina meridionale” e “Marina settentrionale” riferiti a Gallipoli. La maggior parte delle sue opere (sessanta dipinti e sette acquarelli) sono di proprietà del Comune di Napoli.

Monumenti ad Alezio

alezio chiesa lizza

La chiesa-santuario della Madonna della Lizza è monumento di interesse nazionale e il più antico presente ad Alezio. Nonostante i vari rimaneggiamenti e restauri eccessivi, la sua origine è del 1268 ad opera dei Monaci Basiliani. La chiesa ebbe il merito di far rinascere il Casal d’Alezio dalle sue ceneri, attraendo nuovamente degli abitanti. La facciata è preceduta da un insolito prospetto costituito da un grandioso torrione quadrilatero trecentesco, aperto davanti da un’altissima arcata e sui fianchi da due arcate minori, coronato da una cornice con archetti trilobi sorretta da alcune mensole. Nell’atrio si trova il portale gotico (parzialmente rifatto) e un grande occhio, mentre i fianchi dell’edificio sono ravvivati da alte e piccole arcature cieche. L’interno è molto semplice ed anch’esso è stato più volte rimaneggiato. Si può notare un affresco del Duecento che mostra il martirio di San Pietro e un’Assunta, opera pittorica realizzata in due epoche da due artisti differenti: fu infatti iniziata dal Malinconico e completata da Michele Lenti nei primi anni dell’Ottocento.

alezio chiesa addolorata

Notevoli i monumenti del periodo Ottocentesco tuttora visibili. Tra il 1838 e il 1875 fu edificata la Chiesa dell’Addolorata nella parte centrale del nuovo paese, mentre nel 1840 fu eretto l’orologio pubblico con un grande contributo del cittadino Saverio Muja. La Chiesa dell’Addolorata tuttavia non mostra particolare interesse artistico, fatta eccezione per una tela seicentesca di autore non leggibile, ma di certo appartenente ad una scuola locale.

alezio chiesa addolorata interno

Il palazzo più antico è invece Palazzo Tafuri, costruito come dimora nobiliare durante il Settecento. All’esterno mostra una lunga balconata con al centro un grande portone su cui troneggia il simbolo della famiglia Tafuri: una quercia con due fulmini. Le stanze interne mostrano coperture a volta sempre differenti tra loro ed anche un tetto a croce di Malta. Oggi è l’elegante sede del Museo Civico Messapico, in Via Kennedy 1.

Gli antichi tempi di Alezio non sono poi del tutto perduti e sono state riportate alla luce molte vestigia di epoca normanna. Ancor più antiche, sono diverse tombe messapiche aletine, complete nella loro antica struttura, venute alla luce grazie ai lavori dell’archeologo Salvatore Bolognese. Una di queste fu trovata durante i lavori di scavo per le fondamenta di un’abitazione, il 20 ottobre del 1965 a soli 1,35 metri nel sottosuolo. Si tratta di una tomba fatta da venti lastroni di tufo, per un volume totale di circa dieci metri cubi. Le dimensioni esterne, invece, sono di 3 metri per 1,70 con un’altezza di 1,35 metri. In questa tomba furono ritrovati diversi oggetti preziosissimi tra cui un’anfora vinaria, una lucerna, cinque unguentari fusiformi, una moneta corrosa, alcuni chiodi e frammenti di ferro unitisi tra loro per ossidazione. Oltre agli oggetti, di grande interesse storico sono due iscrizioni messapiche: la prima è incisa sulla parete nord, la seconda fu scoperta più tardi grazie all’azione dell’acqua piovana. La Tomba Messapica si trova oggi nel luogo in cui fu trovata, nel Parco Archeologico aletino nei pressi del già citato Palazzo Tafuri, assieme a diverse altre scoperte man mano nelle necropoli dei dintorni.

alezio chiesa lizza interno

immagine 1: di Lupiae (Opera propria) [CC-BY-SA-3.0], attraverso Wikimedia Commons.

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