Calimera è un paese di poco più di settemila abitanti a 15 km da Lecce. Appartiene, insieme ai comuni di Martignano, Sternatia, Zollino, Martano, Castrignano de’ Greci, Corigliano d’Otranto, Soleto e Melpignano, alla cosiddetta area della “Grecìa Salentina”, una sub-area della provincia di Lecce in cui rimane viva in alcune tradizioni la cultura greco-bizantina diffusasi in Puglia tra il VI e il XII secolo e in particolare il dialetto, ormai considerato alla stregua di una vera e propria lingua, il griko.
A sottolineare queste origini, nel parco pubblico è conservata una stele funeraria di bianco marmo attico che fu donata dalla città di Atene nel 1960 quale simbolo della comune identità. Lo stesso nome del paese non lascia dubbi circa l’origine greca: Calimera infatti deriva da Kalimera, cioè “buongiorno” in greco. L’influsso bizantino continuò del resto ad esserci nel rito religioso fino al 1663 e ciò ha consentito anche che si preservasse la lingua. Fino al 1599 ha fatto parte del feudo di Martano, ma da quel momento in poi ebbe un’amministrazione propria.
Molto interessante in via Europa il Museo Civico di Storia Naturale del Salento (chiuso il lunedì, aperto dalle 9 alle 12:30 e dalle 17:15 alle 20:30) dove si possono ammirare intere collezioni e raccolte di botanica, paleontologia e ornitologia. Il museo è importante anche per la sua attività collaterale attiva che lo vede impegnato nella marcatura delle tartarughe marine oltre che nel recupero, nella cura e nella reintroduzione in ambiente naturale della fauna selvatica.
La Chiesa Matrice (prima foto in alto) è dedicata a S. Brizio, patrono di Calimera. Presenta una pianta a croce latina e fu costruita nel 1689 sulle rovine di una chiesa di rito greco. La Matrice sorge nella principale piazza del paese detta “del Sole” ed è accompagnata da un campanile a quattro piani di cui l’ultimo è ottagonale. In prossimità della piazza, si trova la Cappella del Crocifisso, è assai piccola ed è nata come cappella privata. Di particolare valore soprattutto gli interni: un bell’altare sormontato da un grandissimo e pregevole crocifisso seicentesco in legno. Sulle volte sono raffigurati i quattro evangelisti.
Poco fuori dal centro abitato c’è la chiesetta di San Vito (foto in alto). Qui si è conservato un grosso masso calcareo con un foro passante, sopravvivenza di un rito pagano e propiziatorio della fertilità della terra, delle madri, delle piante, degli animali. Per questo motivo è ancora oggi usanza degli abitanti trascorrere il giorno dopo la Pasqua presso questa chiesetta e passare strisciando attraverso il masso calcareo.
A 3 Km. dal paese, sulla strada che porta a Melendugno, vi è una strada che si inoltra a destra in un uliveto e che porta ad un antichissimo monumento megalitico. Si tratta del famoso dolmen “Placa” (foto in basso) coperto da un’unica lastra di sette metri di perimetro. Poco distante da una deviazione a sinistra dalla stessa strada si raggiunge il Dolmen Gurgulante, fatto da sette pietre infisse nel terreno che sorreggono una lastra unica.
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