Casarano dista dal capoluogo salentino circa 46 km. L’economia cittadina si basa soprattutto sull’industria calzaturiera, ma anche l’agricoltura da sempre è fonte di guadagno per gli abitanti del luogo; notevole è, infatti, la produzione di olio e di vino.
L’origine del grosso centro, che conta oggi oltre ventimila abitanti, è da ricercare nel periodo dei romani, quando, conquistata l’attuale provincia leccese, furono riassegnate ai soldati le terre conquistate. Pur mancando adeguata documentazione, quindi, è facile pensare che i soldati e le loro consorti furono i primi abitanti e che fondarono il villaggio di “Cesarianum”.
Con la caduta dell’Impero Romano, Casarano fu dominata da varie popolazioni: i Goti, i Visigoti, popolazioni barbare in generale, i Normanni, gli Svevi, gli Angioini, i Turchi, i Veneziani.
Nel Basso Medioevo, in epoca angioina tra il XIII e il XIV secolo, il nucleo abitato si scisse in Casaranum Magnum e Casaranum Parvum, che era il luogo abitato in origine. Verso il 1500, la popolazione abbandonò del tutto Casaranum Parvum dove era sorto il primo nucleo della cittadina per spostarsi un po’ più a nord, su una vicina collina, dove, dietro la spinta di nuovi “feudatari” provenienti da Napoli, si cominciò a ricostruire la nuova cittadina esclusivamente a Casaranum Magnum: quest’ultimo divenne quindi semplicemente la nuova Casarano, mentre il vecchio nucleo abitativo prese il nome di Casaranello (la piccola Casarano, evoluzione italianizzata di Casaranum Parvum).
Palazzi
Nel centro abitato, grazie all’antica storia di Casarano, si incontrano diverse chiese e palazzi del XVII-XVIII secolo che con le loro linee nobili danno testimonianza dell’importanza e della ricchezza che un tempo raggiunse questo centro.
Tra tutti i palazzi, quello che spicca maggiormente a causa della sua grande mole è il Palazzo d’Aquino (foto in alto), anche noto come “Il castello”, opera seicentesca e a quel tempo uno dei più fastosi e grandi palazzi baronali dell’intero Salento. Il lungo prospetto si sviluppa per ben 120 metri e allinea 52 mensole figurate sebbene sia rimasto incompiuto. La costruzione originale risale al XIV secolo, in carparo. Passò quindi di mano in mano a diverse famiglie di feudari come i Tomacelli e i Caramanico, fino ad arrivare ai d’Aquino che lo ristrutturarono del tutto.
Altri palazzi rilevanti sono due esempi di edifici civili barocchi: Palazzo De Judicibus (foto in basso), con una loggia a due arcate, e Palazzo d’Elia, dotato sul prospetto di una lunga balconata.
Chiese
Tutto ciò che rimane di Casaranello, ai margini dell’attuale abitato nei pressi della stazione ferroviaria, si può vedere con la bella Chiesetta di Santa Maria della Croce (anche conosciuta come Chiesa di Casaranello o Chiesa dell’antico cimitero, dato che sul retro della chiesa sorgeva quello che era il vecchio cimitero cittadino). È stata la prima chiesa di Casarano nel suo nucleo abitativo originale ed è una preziosa testimonianza di chiesa paleocristiana con mosaici risalenti addirittura al V secolo d.C. che ricoprono la cupola e la volta del presbiterio. Può essere considerata a ragione veduta come il più importante monumento pugliese relativo all’epoca bizantina ed alto-medievale. È divisa in tre navate per mezzo di sei pilastri, tre per lato. Le navate laterali più basse sono più recenti e vennero aggiunte nel XIV secolo e su queste pareti sono stati rinvenuti altri affreschi che riguardano accadimenti del Nuovo Testamento come Il bacio di Giuda e l’Ultima Cena, oltre a scene della vita di Santa Caterina e Santa Margherita. L’altare maggiore presenta un affresco del XIV secolo che ritrae la Madonna della Croce.
Gli appassionati d’arte non possono mancare di visitare la Chiesa Matrice, dedicata a Maria S.S. Annunziata, la cui costruzione ebbe inizio alla fine del Seicento in seguito alla demolizione della versione precedente, cinquecentesca, di cui si possono vedere ancora oggi le caratteristiche arcatelle. Sulla facciata sono visibili tre nicchie; la prima, centrale e sovrastante il portale, custodisce la statua di S. Giovanni Elemosiniere, patrono di Casarano. Le altre, poste ai lati, contengono le statue dei Ss. Pietro e Paolo. L’interno si mostra ad una sola navata ed è arricchito da bellissimi altari di calcare tenero a colonne tortili, intagliate, in barocco leccese. Le pareti della Chiesa sono rivestite di quadri e affreschi, tra cui quello dell’Annunciazione. Meritano particolare attenzione le sei tele di Oronzo Tiso, uno tra i maggiori protagonisti della pittura settecentesca nel Salento. La sua opera più importante si può ammirare sulla controporta dell’ingresso principale e raffigura la Fornace di Babilionia (1763). La tela rappresentata l’episodio biblico dei tre fanciulli nella fornace ardente ed è considerata una delle opere più riuscite dell’artista grazie ai drammatici effetti di luce ed ombra che dominano la composizione.
La Chiesa diS. Domenico fu costruita intorno al 1536. La pianta è a croce latina con una navata centrale e due laterali delimitate da arcate sostenute da solidi pilastri. Gli altari laterali di destra e di sinistra sono dedicati rispettivamente a S. Domenico e alla Madonna del Rosario.
Infine, la Chiesa di Santissima Maria degli Angeli, come pure il relativo convento, fu costruita nel 1582 ed in seguito discutibilmente restaurata. L’origine della costruzione è, secondo un antico documento, legata ad un miracolo operato da Maria SS. di Leuca a Salve nel 1569.
Da vedere è pure il Santuario della Madonna della Campana, che sorge su un incantevole sito collinare ad est della città. Le sue origini più remote, però, risalgono al medioevo bizantino.
Una leggendaria ed antica devozione popolare, sorta in seguito alla scoperta di una piccola icona raffigurante l’Odegitria, all’epoca della guerra iconoclastica, si è consolidata nei secoli fino a fare del Santuario un luogo di culto ancora vivissimo e a indicare nella Madonna della Campana la coprotettrice della città insieme con San Giovanni Elemosiniere.
La Cripta del Crocifisso o di S. Costantina è, invece, una grotta naturale dove i monaci brasiliani realizzarono una cripta alla quale si acceda attraverso un’entrata adiacente ai ruderi di un’antica abbazia benedettina del XV sec. All’interno della cripta vi sono numerosi affreschi raffiguranti un Crocifisso e S. Costantina.
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