Galatina

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Galatina è il terzo maggior centro abitato della Provincia di Lecce alle spalle del capoluogo e di Nardò, si trova a 20 km a sud di Lecce. L’area era già abitata in epoca pre-romana e romana, ma gli abitanti furono poi spazzati via dai Goti. L’origine vera e propria della città risale allora alla seconda colonizzazione bizantina avvenuta tra il IX e il X secolo, per poi continuare a crescere con i Normanni che la dotarono di strutture difensive.

La bella cittadina risplendette sotto il domino di Raimondo (detto Raimondello) Orsini Del Balzo che nel 1355 la ampliò, la cinse di mura e le accordò franchigie e immunità. Unita a Soleto proprio dagli Orsini Del Balzo, presto affermò la propria centralità diventando nel XIV secolo uno dei maggiori centri culturali ed economici del contado.

Con la ripresa economica locale del Settecento, il suo tessuto urbano si sviluppò notevolmente tra il XVI e il XVIII secolo e per questo possiede pregevoli palazzi, tra cui il Palazzo Ducale del sec. XVI. Esso fu la casa della nobiltà galatinese, costruito quando Galatina fu data in feudo alla famiglia Castriota Scandenberg dal re Ferdinando il Cattolico. Molti altri palazzi furono innalzati, seguendo il sistema del “palazzo con corte centrale”, una derivazione amplificata della corte rinascimentale. Fu inoltre una delle prime cittadine d’Italia a dotarsi già a quei tempi di vie lastricate in pietra viva.

Non mancano molti altri monumenti importanti, ne ricordiamo alcuni.

Il Sedile risale al XV-XVIII secolo. Antica sede della municipalità e dell’amministrazione della giustizia, sulla facciata presenta il cosiddetto cartiglio in pietra leccese (rappresentazione ornamentale di un rotolo quasi spiegato come se fosse di carta, contenente per lo più iscrizioni) con l’effige di alcuni Sindaci. Oggi ospita l’ufficio dei Vigili Urbani.

Il Sedile si trova di fronte alla Torre dell’Orologio, che Galatina dedicò nel 1861 a Vittorio Emanuele II Re d’Italia.

Palazzo Orsini fu invece l’antico ospedale di Santa Caterina d’Alessandria ed oggi è Palazzo del Comune, sede del Municipio e di uffici comunali.

Galatina aveva un tempo tra le mura di cinta ben cinque porte di accesso alla città, di cui oggi ne sono rimaste solo tre: Porta Luce è l’ingresso occidentale del centro storico, ricostruita nel 1795, presenta lo stemma della città e il suo nome è dovuto alla vicina chiesa e santuario della Madonna della Luce; Porta San Pietro, comunemente detta Porta Nuova, porta anch’essa lo stemma della città ed in cima la statua del Santo, così come rimaneggiata nel Settecento; infine la terza è Porta Cappuccini, realizzata nel 1725, un tempo passaggio dei monaci di un convento vicino verso il Monte della Pietà.

Di primaria importanza anche la Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria (trecentesca d’origine) e la Chiesa Madre dei Santi Pietro e Paolo, realizzata nel Seicento, ma parliamo di entrambe nell’apposita pagina.

A Galatina è ancora vivo il fenomeno delle “tarantate” che puntualmente tra il 27 e il 29 giugno eseguono un ossessivo e frenetico ballo per liberarsi dagli effetti del morso della tarantola, sebbene sia ormai lontano il ricordo puramente tradizionale, per diventare una mossa per lo più scenica e turistica.

All’amministrazione di Galatina competono le frazioni di Noha, Collemeto e Santa Barbara.

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immagine 1: by Lupiae (Own work) [Public domain], via Wikimedia Commons.

immagine 2: by Kuebkamen (Own work) [GFDL or CC-BY-3.0], via Wikimedia Commons.

LE CHIESE

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Galatina è una città molto ricca di chiese, se ne possono contare una dozzina. Le più importanti da segnalare per il loro valore storico e artistico sono però soprattutto due: la Chiesa Madre dedicata agli Apostoli Pietro e Paolo (Protettori della città), risalente alla metà del XIV secolo, e la Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria, anch’essa Trecentesca.

La Chiesa Madre è realizzata in pietra leccese secondo uno stile tardo barocco. Pur essendo stata edificata probabilmente nel Trecento, la versione che si può vedere attualmente risale invece alla seconda metà del Seicento. Lo stile barocco è evidente nella facciata, divisa in tre sezioni che corrispondono ad altrettante navate nell’ordine inferiore. In cima alla porta principale si trova la statua dell’Immacolata Concezione (in origine la chiesa era dedicata all’Immacolata), con a sinistra quella di San Paolo e a destra quella di San Giuseppe, mentre le altre due porte laterali di ingresso sono sovrastate rispettivamente dalla statua di Santo Stefano e da quella di San Marco. Di notevole interesse gli affreschi della volta con alcuni episodi della Vita di S.Pietro, apposti nel 1875, insieme con gli splendidi altari in marmo policromo.

Di gran pregio tra questi l’altare dell’antico cappellone del Sacramento, della seconda metà del ‘600, dove è deposta la statua dell’Immacolata in marmo bianco. Pregevoli anche le tele situate nella chiesa e nella sacrestia, su tutte spica la “Lavanda dei piedi”, del 1756, oltre alla tela di Gesù che cammina sulle acque e all’Apparizione di Cristo a San Pietro.

La Chiesa custodisce il tesoro delle reliquie e degli arredi sacri, cospicuo dono che monsignor Lorenzo Mongiò, vescovo di Lanciano e poi di Pozzuoli, volle fare alla Collegiata di Galatina.

La Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria, realizzata negli anni 1384-1391, è invece in stile gotico-romanico e presenta ben cinque navate, con le due intermedie adibite ad “ambulacri” (ossia corridoi generalmente coperti e fiancheggiati da colonne). Fu voluta da Raimondo Orsini Del Balzo anche per appoggiare il Papa nel contrastare la maggioranza della popolazione all’epoca bizantina e quindi abituata al rito greco. La Chiesa, invece, nacque subito come latina.

La grande abside della chiesa, di forma ottagonale, è in stile gotico. Invece, la facciata esterna è in stile romanico pugliese, con un grande rosone centrale. Presenta tre cuspidi, due laterali ed uno centrale che si innalza molto più dei primi due. Il romanico pugliese è ben evidente da alcuni particolari: gli archetti tipici che sottolineano l’andamento degli spioventi, il rosone contornato da due cornici che digradano verso l’interno, dotato di eleganti colonnine a raggiera che confluiscono al centro, dove vi è lo stemma della famiglia Orsini Del Balzo. Bellissimo il portale maggiore, decorato da tre cornici finemente cesellate, mentre sull’architrave si trovano i Dodici apostoli con al centro Gesù Cristo.

L’interno è ricco di affreschi, tra i quali spiccano, per fantasia e narratività, alcune “allegorie” e le scene dell’Apocalisse; per eleganza gotica si fanno apprezzare alcuni particolari del “Transito”, della “Pietà” e le “Storie di S.Caterina”.

Di gusto gotico sono anche le tombe di Raimondo e Giovanni Antonio Orsini del Balzo, antichi signori della città, conservate all’interno della chiesa.

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immagine 1: by FabriGarri (Own work) [CC-BY-SA-3.0], via Wikimedia Commons.

immagine 2: by Lupiae (Own work) [Public domain], via Wikimedia Commons.

COLLEMETO

frazione di Galatina, dal quale dista 7 Km.

Il toponimo indica una zona di terreno più elevata rispetto ad altre, ‘posta su un colle’.
Collemeto nasce, in epoca Bizantina, come centro ecclesiastico, in un luogo dove i monaci Benedettini costruirono un’abbazia, che successivamente fu sede dei monaci Basiliani.

Successivamente il feudo divenne proprietà dei Maremonte e dei Brunello di Nardò.
Nell’ 800, una parte del territorio di Collemeto divenne proprietà di privati e il resto, in seguito all’Unità d’Italia, fu incamerato dal demanio.

Collemeto sviluppa il suo impianto urbanistico tra gli spazi interstiziali di cinque masserie; La masseria Mongiò, la masseria Favale, la masseria Monache, la masseria Balsamo e la masseria la Camarra, che si dispongono a pettine proprio sul tracciato della strada che univa Galatina con Copertino.

La Chiesa parrocchiale è dedicata alla Madonna di Costantinopoli, eretta nella prima metà del 1900 ed è stata consacrata nel 1949.

NOHA

Noha, frazione di Galatina, dal quale dista un Km.

Lo stemma del Paese è rappresentato da tre torri sormontate da una corona, tra un ramo di quercia e uno di arancio. Il nome forse deriva da ‘Novia’, termine medioevale che indica un terreno palustre.  Oppure dal vocabolo latino ‘Domus Novae’, Case Nuove.

Il ritrovamento di reperti archeologici e tombe messapiche fa supporre che il nucleo abitativo originario di Noha esistesse sin dalla colonizzazione Messapica e che sia stato abitato successivamente da greci e romani. Nel secolo XV il feudo di Noha fu inglobato dalla città di Galatina, in quanto la provincia di Terra d’Otranto fu sconvolta da guerre di successione tra francesi e spagnoli. di cui seguì le successive vicende storiche.

Noha si sviluppa lungo la strada che univa Galatina con Ugento, strada importante dal punto di vista commerciale perché dotata di torri di avvistamento e di difesa.

La Chiesa Parrocchiale di Noha è dedicata a San Michele Arcangelo, ricostruzita nei primi anni del 1900. Il rosone centrale della facciata principale è sormontato dallo stemma di Noha. L’interno è arricchito da pregevoli altari barocchi e in pietra leccese.

SANTA BARBARA

Il paesino di Santa Barbara, frazione di Galatina, è ubicato lungo la vecchia strada che collegava Galatina con Copertino.

Il borgo si è sviluppato agli inizi del ‘500, su un terreno originariamente paludoso che, dopo varie successioni di proprietà, fu venduto a Domenico Andriani, la cui famiglia rimase padrona di Santa Barbara fino all’abolizione della feudalità.

Santa Barbara deve il nome alla masseria che rivela ancora il suo impianto originario; con il cortile su cui si affacciavano le abitazioni dei contadini, la neviera e le stalle, il tutto sotto lo sguardo attento della torre.

La cappella, costituita nel 1966, è dedicata a Santa Barbara, custodisce una tela che raffigura la santa che protegge la torre dai fulmini.

Strutture Ricettive a Galatina

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