Di Lupiae – Opera propria, CC BY-SA 3.0
Giurdignano dista da Lecce circa 45 Km. Nel territorio, sorto in epoca romana, vi è un’alta concentrazione di costruzioni megalitiche, ossia, di Dolmen, che sulla strada Giurdignano-Minervino, si possono trovare quelli di Orfine, Peschio, Chiancuse, Cauda, Sferracavallia, Paolo Niuri, Orfine ed a breve distanza, i due dolmen Grassi, ossia un magnifico esempio di dolmen gemelli.
I Menhir presenti invece sono: Palanzano, di monte Tangolo, San Paolo, Madonna di Costantinopoli, della Fausa, San Vincenzo.
Il centro fu anticamente un castello di Otranto ed ospitò un quartiere d’inverno dell’esercito romano. Ne furono feudatari i baroni Alfarano Capece, famiglia illustre d’origine greca, discendente da Alano Signore d’Epiro.
Il castello, poi trasformato in palazzo baronale, è cinquecentesco e presenta un toro marcapiano (elemento architettonico che ha la funzione di evidenziare sulla facciata di un edificio il limite tra un piano e l’altro) ed una leggera scarpartura.
CHIESE
Meritevole di essere visitata è la Chiesa Parrocchiale dedicata a San Rocco che salvò Giurdignano dalla peste del “600. Costruita nel 1705 in stile barocco, con la facciata che si presenta divisa in due ordini da lesene (porzione di pilastro poco sporgente da una parete, con funzione esclusivamente decorativa).
Ai lati del portale d’ingresso si notano due nicchie con le statue di San Rocco e San Vincenzo.
Sul piazzale della Chiesa vi è la colonna di San Rocco, che fu eretta nel 1772, come ex voto, dal capitano di una nave che ebbe salva la vita da una terribile pestilenza che aveva decimato il suo equipaggio.
A poca distanza dalla piazza centrale di Giurdignano, è ubicata la Cripta di San Salvatore, risalente al VII secolo, un esempio altamente significativo di monumento ipogeo, adorno di imponenti affreschi, pilastri e navate.
Alla fine degli anni “80, durante un intervento di restauro, sono state rinvenute numerose sepolture.
A Giurdignano, i monaci italo-greci, hanno lasciato la loro testimonianza con l’abbazia di Centoporte, così chiamata per le numerose finestre ancora visibili nei suoi ruderi.
Di forma basilicale a tre navate divisa da dieci pilastri, senza croce, con una sola abside in fondo alla nave mediana, ed era preceduta da un vestibolo di forma rettangolare. Il presbiterio era collocato nella nave mediana dinnanzi all’altare maggiore.
La facciata termina in alto a frontone ed una finestra trifora (finestra che ha tre aperture separate da colonnine) che illuminava l’abbazia.