Martano dista dal capoluogo salentino circa 21 Km. Di origine romana o greca, nel medioevo il paese fu comunque certamente greco, infatti Martano fa parte dell’Unione dei Paesi della Grecìa Salentina. Insediamenti preistorici del periodo dell’età del bronzo sono testimoniati dal Menhir San Totano e, sulla via per Calimera, dalla Specchia dei Mori, detta pure del Diavolo. Lo storico Tasselli sostiene il filone greco e vuole l’origine di Martano dovuta ai discendenti dei Candioti di Minos, congiunti agli ateniesi di Giapige; lo storico Ferrari invece indica l’origine a partire dal centurione romano Martius, cui spettò il suo suolo nella consueta divisione delle nuove terre al termine delle guerre e che venne attuata anche dopo la conquista romana del Salento.
Cessata la dominazione romana nel 476, Martano fu dominata per oltre cinque secoli dal greco Impero Romano d’Oriente e fino a tutto il XV secolo mantenne il rito greco. Successivamente sopravvisse il solo rito latino, ma la cittadina ha ereditato da quei tempi l’idioma griko, derivante dal greco antico e ancora parlato.
Nel 1190 il re Tancredi lo diede in feudo a Giorgio Roma e a questa famiglia succedettero poi nel 1545 i Bucale, nel 1591 i Demonti, nel 1698 i Marchese, nel 1742 i Brunossi, ed in fine nel 1748 Sebastiano Gadelata che comprò il feudo per 50.000 ducati.
Tra gli edifici storici di questo centro si ricorda il Castello, realizzato intorno al XV secolo, per volontà di Ferdinando e Alfonso d’Aragona, è stato però più volte rimaneggiato. Dell’antica costruzione restano due torrioni angolari cilindrici e i muri scarpati, a testimonianza della concezione militaresca del castello, che col passare degli anni è divenuto residenza signorile. Da un androne coperto, dal quale si accede al piano superiore, si scopre all’interno un’ampia corte.
Il paese è ricco di numerose chiese, tra cui vi indichiamo le più importanti.
Dedicata alla Madonna dell’Assunta è la Chiesa Parrocchiale, che risale alla fine del XVI secolo e possiede un pregiato portale. L’interno della chiesa è a tre navate, la piante è a croce latina con coro ottagonale. La Chiesa dell’Immacolata, costruita intorno tra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento, con pianta rettangolare e volta a botte, ha un prospetto scandito da due ordini di paraste (elemento architettonico con funzione portante, spesso anche decorativa, costituito da un pilastro o da una semicolonna che fuoriesce da una parete) doriche e ioniche ed un portale riccamente decorato. Nell’insieme è uno dei primi esempi di quello stile barocco che avrebbe dominato le costruzioni locali durante il Settecento.
La Chiesa della Madonnella è del XVIII secolo e presenta una costruzione elegante con navata unica.
La chiesa e convento dei Domenicani, risalente al 1652, mostra invece ottime tele e altari barocchi. Il convento fu soppresso con la breve occupazione francese e fu concesso alla città dal 1813. La facciata del convento, ora “palazzo di città” perché sede municipale, è di impronta neo-classica.
Foto 1 e 2 di Carmelo Raineri.
APIGLIANO
Il villaggio di Apigliano è visibile dalla provinciale Martano–Soleto, a tre km dal centro urbano.
E’ uno dei numerosi casali o villaggi medievali abbandonati nel Salento tra il XIV e il XVI secolo.
Era situato intorno alla chiesa di San Lorenzo, che presentava affreschi ed un’iscrizione greca, posta sopra il portale che indicava che la porta venne costruita nel 1582.
Le testimonianze archeologiche più antiche, salvo qualche oggetto preistorico e di età romana imperiale, riferiscono le fondazioni di un muro a secco o in terra, un acciottolato, un forno per la lavorazione del ferro ed altri rinvenimenti.
Dentro e fuori la chiesa sono state rinvenute decine di tombe ed ossari contenenti i resti della popolazione contadina, con lastre tombali recanti graffiti.
Le altre chiese attestate comprendono San Nicola e San Biagio, edificata presso il palazzo baronale, probabilmente sul luogo dell’attuale masseria Apigliani piccolo.
Inoltre, sono state rinvenute due capanne del villaggio basso medievale, nonché un’ingente quantità di frammenti di ceramica molta della quale prodotta nel vicino paese di Cutrofiano.
Il lavoro di scavo archeologico necessita di grande pazienza e cura nell’individuare i vari strati creatisi nel tempo e di documentare tutte le informazioni tramite schede, disegni e rilievi e fotografie.