Roca Vecchia, amministrativamente legata a Melendugno, è una località balneare su un tratto di costa particolarissimo, dove l’incanto dei luoghi si somma al fascino della storia.
Quello che oggi appare come un modesto villaggio di pescatori, era anticamente una fiorente città messapica. La sua storia del resto si rivela a chi sa scrutare con attenzione le pietre, così che ora appaiono le grotte di un antico insediamento rupestre ed ora si vedono i resti della città dei messapi, una strada, un grande pozzo e poi resti di tombe scavate nella bianca roccia calcarea.
Allo stesso modo si vede, tra ruderi per metà conquistati dal mare, la roccia fatta erigere da Gualtieri VI di Bienne, agli inizi del Trecento. Roca Vecchia passò ai d’ Enghien (che ne rafforzarono le difese) e poi ad altri feudatari, fino al tragico assedio turco del 1480. Proprio qui, Alfonso d’Aragona insieme a Giulio Antonio Acquaviva ed al duca di Melfi posero le tende per la riconquista di Otranto.
Il castello fu rafforzato ma cadde in seguito in stato di abbandono e divenne ben presto un temuto covo di pirati, così che Carlo V, nel 1544, ordinò di abbatterlo. I pochi abitanti rimasti si spostarono più internamente, dando vita al villaggio di Roca Nuova e il sito di Roca Vecchia fu riesplorato solo negli Anni Venti del Novecento. Oggi i ruderi del castello, ancora visibili a strapiombo sul mare, fanno di questa località una delle più romantiche e suggestive di tutto il Salento.
Ma il gioiello vero e proprio di Roca Vecchia sono le Grotte della Poesia. Il perché del nome ha una storia leggendaria ed una più realistica. La leggenda narra che una bellissima principessa amasse fare il bagno nelle acque salutifere della grotta e che la sua bellezza fosse così sfolgorante che ben presto la notizia si diffuse in tutta la Puglia. Fu così che schiere di poeti provenienti da tutto il Sud dell’Italia si riunivano in quel luogo per comporre versi ispirati dalla sua bellezza. Secondo la più probabile ricostruzione storica, invece, il nome deriva dal greco “posia”, che vuol dire “acqua dolce”. Questa Grotta sembra essere stata anche il Santuario del Dio Taotor, antica divinità che donava salvezza. Si tratta di grotte naturali generatesi per fenomeni carsici. Essendo vicinissime al mare, i turisti oggi le eleggono a luogo prediletto per nuotare in acque pulitissime, ma profonde.
Tutta l’area di Roca è ad oggi interessata alla realizzazione di un grande parco archeologico e mostra già un’area archeologica visitabile che si espande su un piccolo promontorio noto come zona “Castello-Carrare”. Qui la presenza dell’uomo è testimoniata fin dalle origini dell’umanità nell’età del bronzo (II millennio a.C.). Un’occupazione che è attestata anche nella successiva età del ferro (mille anni a.C.) ed in quella messapica (IV secolo a.C.) civiltà della quale sono stati ritrovati tratti di mura in grandi blocchi di calcarenite e tombe con corredi importanti. L’abitato di stampo medievale risale invece tra il XIV e il XVI secolo di cui si possono vedere i resti di abitato, del castello, di una torre di guardia e delle antiche mura circondate da fossato. Anche la zona delle Grotte della Poesia mostra l’antichissima frequentazione del sito con simboli e iscrizioni che risalgono dalla preistoria al II secolo a.C.
immagine 1: di Freddyballo [GFDL o CC-BY-SA-3.0], attraverso Wikimedia Commons.
immagine 2: di Freddyballo [GFDL o CC-BY-SA-3.0], attraverso Wikimedia Commons.