Il Mare – Il Porto – Le Chiese – La Basilica – Il Castello – Frazioni – Rioni – Come Raggiungere – Mappa
Foto di Franco Mantegani
Tricase si estende su di un ampio territorio delimitato da una parte dalla Serra del Mirto e, dall’altra, dalla Serra dei Cianci.
L’economia locale si basa sull’agricoltura, sull’industria tessile, calzaturiera e sull’artigianato.
Tricase è composto anche da Tricase Porto o Marina, un piccolo nucleo sorto in un ampio anfiteatro naturale, con acque talmente trasparenti che consentono di vedere chiaramente il fondale anche a diversi metri di profondità.
A Tricase è presente un castello cinquecentesco, la Chiesa Madre del ‘700 e la Chiesa barocca di S. Domenico.
Non si può abbandonare la zona storica di Tricase se non dopo aver visto le ‘case a corte’: tipiche costruzioni dove viveva il popolo.
Pur avendo una struttura molto semplice, queste abitazioni sono episodi architettonici di notevole interesse, caratterizzate da un espressività veramente pittoresca che testimoniano un modo di vivere che appartiene al passato.
Sulla strada che da Tricase conduce a Tricase Porto, si trova una grande Quercia Vallonea, un ‘dolmen vivente’ che ha più di 700 anni di vita ed è continua meta di turisti e curiosi. Ha una circonferenza del tronco di metri 4,25 ed una splendida chioma che copre una superficie di circa 700 metri quadrati.
Costituiva il tipo di vegetazione prevalente sul territorio del basso Salento e di Tricase.
Il valore della Vallonea, oggi esclusivamente ornamentale, era in passato soprattutto economico, in quanto essa è stata fonte di guadagno per numerosi artigiani tricasini: la cosiddetta arte del pelacane, cioè l’arte di conciare le pelli che negli anni passati era molto fiorente in Tricase e nel Salento.
Di particolare interesse anche la ‘Torre del Sasso’ che si trova su uno sperone roccioso. Il tratto di litoranea che congiunge il Porto alla Marina Serra, è veramente uno scenario meraviglioso.
Splendido lo spettacolo del canale ‘lu Riu’, una suggestiva insenatura naturale che secondo la leggenda, fu scavato dal diavolo in una sola notte.
La marina di Tricase è una riviera tutta da scoprire, ideale per farsi coccolare dai raggi del sole e dal mare cristallino.
IL MARE
Foto di Franco Mantegani
Il panorama è fra i più belli. Dalla Marina di Tricase è facilmente visitabile tutta la costa salentina, formata da scalette segrete, faraglioni e solitarie spiagge che si dirigono verso lo Ionio.
Lungo il seno, formato dal mare che si addentra nella costa, si può ammirare la Grotta Matrona, una caverna da crollo lunga 10-12 metri e larga 6-8 metri.
L’acqua dolce che invade tutta la grotta presenta magnifici riflessi azzurri e verdi.
Entrando nella grotta si può notare un grande salone e, quasi a ridosso della parete, due massi emergendo dalle acque, formando uno scenario davvero incantato.
IL PORTO
Con l’imboccatura rivolta a sud-est, è esposto agli impeti dello scirocco e dei venti orientali.
La punta del versante nord dell’insenatura é chiamata “Pizzo Cannone” perché sulla sommità della scogliera, nonché alle spalle di essa, nel 1532, Carlo V fece costruire la Torre del Porto che poi fu bombardata, nel 1806, dagli inglesi e al suo posto fu sistemato un cannone che purtroppo non vi é rimasta più alcuna traccia.
Il molo a sud, costruito nel 1842, serve per proteggere le imbarcazioni ormeggiate ed é chiamato “muraglione”.
Ultimamente è stato aggiunto un altro porticciolo per permettere il ricovero della barche da diporto e per sviluppare il turismo.
Foto di Franco Mantegani
LE CHIESE
Chiesa di San Domenico
Completata nel 1688, la Chiesa di San Domenico, di stile barocco, fu costruita su un’altra più antica che era rivolta a mezzogiorno.
La Chiesa ha una vasta e luminosa navata rettangolare, 7 cappelle profonde laterali.
Illuminata da 13 finestroni a lira eguali per disegno a quelli della Chiesa della Natività della Beata Maria Vergine.
Sono da notarsi anche 10 statue di pietra policroma, 4 tele ad olio del 1769.
Il cielo appeso è in legno e il coro in noce, di stile rinascimentale, risale al 1703.
Convento Domenicano dei SS. Pietro e Paolo
Il Convento dei Domenicani, dedicato ai SS. Pietro e Paolo, fu costruito da Frà Nicolò Paglia di Giovinazzo (Bari), compagno di San Domenico.
La tradizione locale afferma che sia stato il sesto Convento di quell’ordine e che fu registrato nel 1612 tra le case della provincia monastica di Puglia.
Chiesa di San Michele Arcangelo (detta Sant’Angelo)
La Chiesa di San Michele Arcangelo, in stile tipicamente rinascimentale, costituisce il nucleo centrale dal punto di vista storico-urbanistico dell’intera zona nella quale è ubicata.
Dall’epigrafe situata sulla porta centrale sono incisi alcuni dati essenziali, quali il committente Cesare Gallone, figlio di Alessandro I, secondo Barone di Tricase e l’anno di costruzione 1624.
La Chiesa di San Michele Arcangelo è ritenuta una delle sette perle dell’architettura leccese.
All’interno della Chiesa sono da notare un antichissimo organo ed alcune tele di valore.
Chiesa di Santa Lucia
La Chiesa di Santa Lucia, facente parte della Parrocchia della Chiesa Matrice, è una bella e semplice chiesetta. Situata al centro dell’omonima piazza, ha un altare maggiore dedicato a Santa Lucia, protettrice della vista, e due altari laterali.
Il 13 dicembre, festa di Santa Lucia, è tradizione tenere vicino alla chiesa una fiera, ricca di prodotti agricoli e addobbi natalizi.
LA BASILICA
La Chiesa Parrocchiale di Tricase sorge 1581 ed è dedicata alla Beata Maria Vergine.
Nello stesso posto, vi era un’altra chiesa chiamata ‘la Madonna del Foggiaro’ che purtroppo fu danneggiata dai Turchi nel 1480, dai soldati del Conte di Lecce nel 1495 e dai Veneziani nel 1528.
Si presenta in pregevole stile barocco, con un grande portale, fiancheggiato da coppie di colonne e sormontato da un’edicola a nicchia.
L’interno della Chiesa è ha forma di croce latina; è piena di luce, perché illuminata da 18 occhioni mistilinei e da 4 piccoli occhi nella crociera. Le volte sono ricche di stucchi, che ornano artisticamente il tutto.
Oltre l’altare maggiore, costruito nel 1876, che è dedicato alla Natività di Maria Vergine, ha 12 altari laterali. Il pulpito intagliato a fogliame è stato eseguito nel 1795 per opera di un artista di Lequile, Raffaele Monteanni.
Nella Chiesa sono presenti anche alcune tele e quadri di valore del famoso Tiziano Veneziano, del Catalano, del Coppola, del Palma il giovane e del Veronese.
Nella parte sottostante, nella suggestiva Cripta dedicata alla Madonna di Pompei, riposano le spoglie mortali del Cardinale di Santa Romana Chiesa, Giovanni Panico.
Nel 1992 la Chiesa Matrice è stata riaperta al culto, dopo tre anni di restauri e per questo evento è stato commissionato un nuovo grande dipinto ‘Il Cenacolo’ che si trova nella parte interna della porta principale.
IL CASTELLO
Il Castello era chiuso in una cinta muraria circondata da un ampio fossato ed aveva due porte: una verso il mare, l’altra verso la campagna.
Furono i Turchi, come sempre, a distruggere quasi completamente questa importante opera di difesa, che fu poi ricostruita, circa un secolo dopo, dai Gallone, il cui stemma fa mostra di sé sulla porta principale, dove si possono ancora vedere le due fessure verticali lungo le quali scorrevano le catene del ponte levatoio.
Il Castello o Palazzo dei Principi Gallone primeggia fra i monumenti più significativi di Tricase. Questo grandioso palazzo principesco risulta formato da tre elementi principali: la Torre, il Torrione, che sono le più antiche e conservano ancora le caratteristiche strutture del Trecento e il Corpo vero e proprio dell’edificio costruito nel 1661 da Stefano II Gallone, primo Principe di Tricase che volle fare tante stanze quanti i giorni dell’anno e una sala detta “del trono”, di metri 24,30 x 11,70, tanto grande da contenere più di mille persone.
Negli anni cinquanta, essendo il palazzo compreso tra i beni in vendita, fu comprato dal Comune di Tricase. Negli ultimi periodi si è proceduto al restauro ed ora è di proprietà e sede del Municipio
FRAZIONI
Depressa
frazione di Tricase, ha tratto il nome dalle condizioni del suolo, essendo collocata sul declivio delle Serre di Andrano e Castiglione.
L’attuale località Depressa ebbe origine dal vecchio borgo ‘Salete’, distrutto dall’invasione turca nel 1400.
Faceva parte del feudo degli Orsini del Balzo, venne poi ceduta ai Principi Gallone nel secolo XVII ed infine passò ai Baroni Winspeare verso la fine del XIX secolo in seguito a matrimonio. I Gallone furono i primi a popolare questo piccolo paesino e nel 1608, si insediarono nel Castello.
Oggi, il Castello è di proprietà del Barone Riccardo Winspeare. Il nucleo più antico è del XIV secolo. Conserva ancora le due torri quadrate del 1500, il loggiato e la scala che danno su un cortile rettangolare, al quale nell’800 fu aggiunto un porticato.
Nel periodo estivo il Castello dei Winspeare ospita quasi ogni anno numerosi personaggi delle Case Reali d’Europa. I più affezionati sono gli attuali Sovrani del Belgio.
La Chiesa Madre di Depressa è dedicata a Maria Santissima delle Grazie, eretta nel 1600.
La volta della chiesa è poggiata su 10 enormi pilastri, internamente è divisa in 3 navate ed ha il pavimento in stile veneziano. Sulla navata centrale, che è la più antica, vi è l’altare maggiore costruito in pietra leccese nel 1837.
La facciata della chiesa è abbellita da un ampio sagrato con scalinata. La chiesa possiede due campanili, costruiti nel 1880 in stile moresco.
Sulla provinciale che conduce Depressa a Castiglione, vi è la cappella di S. Elia, del XVII secolo.
Presenta un piccolo altare su cui vi era un quadro della Trasfigurazione, ora conservato nella Chiesa Madre per evitare possibili furti.
Il Calvario di Depressa, è stato costruito nel 1885 ed è situato nella zona denominata ‘Largo dei Pozzi Messapici’.
Lucugnano
frazione di Tricase, è un piccolo paesino della provincia di Lecce, dal quale dista 52 Km.
Secondo alcuni storici il toponimo di Lucugnano deriverebbe dal gentilizio romano ‘Lucullus’ o dal latino ‘Lucus Jani’, cioè bosco sacro alla divinità Giano. Infatti ‘Lucus’, in latino, significa non un bosco qualsiasi, ma un bosco sacro.
Il Casale di Lucugnano è sorto sotto l’occupazione della Repubblica Romana. Nel 1092, il normanno Conte Goffredo, ne fece donazione ai monaci Basiliani e forse a Nardò.
Furono signori e feudatari i Capece nel 1358, i Trane nel 1604 e gli Alfarano-Capece.
Lucugnano è conosciuto nell’ultimo secolo, perché ha sviluppato un fiorente artigianato: l’arte della creta, fonte di guadagno e di orgoglio per molti abitanti, favorita dalla presenza nel territorio di sedimenti di argilla di diverso colore particolarmente adatti all’arte figula
.
Questa frazione di Tricase è anche nota per un caratteristico personaggio: un estroso e bizzarro Arciprete ‘Papa Galeazzo’ (Papa Caliazzu), un personaggio ricco di arguzia, autore ed attore di barzellette, ‘li cunti’ ( i racconti), e di episodi divertenti, leggendari ed anacronistici.
Alcuni pensano che sia stato il frutto della creatività e della fantasia popolare, altri sostengono, invece, che sia vissuto nel XVII secolo.
Importanti simboli della storia di Lucugnano è il vecchio Castello baronale, del XVII secolo.
Oggi, del castello rimane solo una torre di forma quadrata, provvista di merlature.
Prima del 1850, questa torre faceva parte di un complesso di 3 torri disposte a lateralmente alla torre rimasta, successivamente, però, furono demolite perché pericolanti.
Dal 1358 ne furono proprietari i Capece, nel 1660 circa passò nelle mani degli Alfarano Capece.
Il castello è composto da 22 stanze, per salire fin sulla torre è necessario attraversare un corridoio buoi e stretto tipico dell’Alto Medioevo.
Unici elementi decorativi sono rappresentati dalle architravi ( la parte degli edifici, in travi o in muratura, che posa sopra i capitelli delle colonne, sopra pilastri o sopra stipiti) e dalle cornici, adorni di motivi geometrici.
La Chiesa Parrocchiale è dedicata a Maria Santissima Assunta in Cielo.
Di questa chiesa, non si conosce con precisione la data di costruzione, però è noto che nel 1609, subì la prima trasformazione, poi venne ampliata nel 1814 e restaurata nel 1905. Oltre l’altare maggiore, ha sei altari laterali.
A Lucugnano vi sono diverse Cappelle religiose.
La Cappella di San Giuseppe, del XVIII secolo, sita sulla provinciale Lucugnano-Montesano.
La Cappella di San Francesco, datata 1719, in via dei Vasai, che non è aperta al culto da più di un secolo.
La Cappella di Santa Croce, del 1710, situata nell’omonima piazza.
La Cappella della Madonna delle Grazie, della fine del XVIII secolo, in via delle Grazie.
La Cappella dedicata a San Rocco, del 1969, è la più recente.
RIONI
Caprarica del Capo
rione di Tricase, è situato a Sud-Est di Lecce da cui dista circa 55 km. Il casale di Capraricasorse probabilmente intorno al XII secolo, seguendo per un certo periodo le vicende della contea di Alessano, dove erano feudatari i Della Ratta.
Successivamente, la città di Alessano, con tutti i suoi casali e feudi, passò ai Del Balzo; in seguito alla famiglia di Ferrante di Capua e poi a Ferrante di Gonzaga, che nel 1585, la donò al nipote Ferrante II; poi fu di Luzio Mellacqua, di Pompeo Ventura, di nuovo dei Mellacqua, dei Raho di Lecce e dei Vernaleone.
Dal 1736, cioè quando Stefano Gallone, Principe di Tricase, si comprò il feudo di Caprarica, è rimasto di proprietà di questa famiglia.
L’origine del toponimo è sorto secondo una vecchia tradizione, in quanto, in origine, esisteva un ovile di capre le quali davano molto latte.
Caprarica (capra-ricca), seguito poi dall’aggiunto del Capo per distinguerlo da un altro villaggio di simile nome esistente in Circondario di Lecce.
Il Castello di Caprarica del Capo fu edificato nel 1524. Ha una forma rettangolare, 4 torri cilindriche agli angoli, un piombatoio sulla porta d’ingresso.
Anticamente si estendeva tutt’intorno, un fossato sormontato da un ponte levatoio.
Nel Castello c’era una chiesetta dedicata a S. Cristoforo, oggi completamente distrutta.
Al centro della piazza, posta di fronte alla Chiesa Matrice, vi è una colonna con sopra la statua di S. Andrea Apostolo, protettore del rione.
La Collinetta e Santuario della Madonna di Fatima, venne elevata nel 1957 in occasione del quarantesimo anniversario delle apparizioni della Madonna di Fatima.
Sempre sulla collinetta, vicino al Santuario, vi è un’antica necropoli e dalla parte opposta un boschetto che si adagia sul costone del paese.
Santa Eufemia
rione di Tricase, era una piccola masseria appartenente al Monastero dei Brasiliani, dal nome di una Santa greca.
Quando fu abolito il Monastero, rimase la masseria e nel tempo si sviluppò diventando un piccolo rione di Tricase.
Questo borgo è caratterizzato dalla presenza di antichi cunicoli che risalgono al secolo scorso e che avevano la funzione di proteggere dai continui attacchi dei Turchi, che spesso si avventurarono in scorrerie nel territorio di Tricase e di tutto il basso Salento.
Una zona del rione è rimasta intatta nel tempo, tanto da far ricordare tipici ambienti architettonici medievali e rinascimentali, caratterizzata da abitazioni a corte che presentano i comignoli dei camini, spesso costruiti e dedicati a divinità religiose.
La località ‘Monte Orco’ è situata a Nord-Ovest di Tricase ed è conosciuta anche come ‘Serra di Tricase’.
Monte Orco è un suggestivo declivio collinare ed ospita un prezioso bosco di Querce spinose.
Il bosco si estende da ‘Monte Orco’ sino al Santuario della Madonna di Fatima, situato nel rione di Caprarica del Capo.
In questo luogo, dal 1976, su una superficie di ben 5 ettari, si svolge ogni anno Presepe Vivente di Tricase.
Nel centro storico di Sant’Eufemia, vi è la Chiesa Parrocchiale del XVI secolo, all’interno della quale c’è una tela dedicata alla Santa.
Sulla strada provinciale S. Eufemia-Alessano, è ubicata la Cripta bizantina dedicata alla Madonna del Gonfalone, da cui prende il nome, che risale al IX secolo circa.
Il territorio di Tutino
rione di Tricase, era ricco di acqua sorgiva poco profonda, e per questo è stato abitato sin dall’antichità.
Lo stemma civico del rione, raffigura una mano che stringe un grappolo d’uva.
Le prime notizie storiche del Casale di Tutino risalgono al 1275, quando Re Carlo D’Angiò confermò a Guglielmo Pisanello, appartenente ad un’antica e nobile famiglia di origine normanna, tutti i feudi posseduti dal padre.
Nel 1480 Tutino era compreso nella Contea di Alessano. Nel 1573, Andrea Gonzaga donò il feudo a Luigi Trane che costruì e ampliò il castello.
Nel 1653, Luigi Trane, vendette il feudo a Stefano Gallone, principe di Tricase, che ebbe il titolo di barone di Tutino sino al 1806, anno dell’abolizione della feudalità.
Il nome Tutino, ha origine da ‘osco touto’ che significa borgata, città o dal latino ‘toti in unum’, tutti per uno.
Il castello di Tutino venne edificato nel 1580 da Don Luigi Trane e, all’origine, il fossato antistante circondava il nucleo centrale.
Era rafforzata da ben nove torri di cui ne rimangono, attualmente, solo cinque. La cinta muraria è alta dai 6 ai 7 metri ed è spessa un metro e mezzo circa.
La parte meglio conservata del castello è quella posteriore rivolta ad est.
La Chiesa Parrocchiale della Madonna delle Grazie, ha la pianta a croce latina ed ha due entrate: la porta ‘piccola’ e la porta ‘grande’, comunemente dette porta ‘dei masculi’ e porta ‘de fimmene’, la prima era riservato all’ingresso degli uomini, la seconda delle donne.
Il soffitto è stato rifatto verso la fine del ‘600 mentre il campanile risale al 1833. Nell’interno della chiesa gli altari più interessanti sono quelli posti nelle due cappelle laterali.
La Cappella di San Gaetano di Thiene o della Congrega, protettore del rione insieme a Sant’Antonio da Padova, è costruita quasi interamente con pietre e bolo.
L’altare di San Gaetano è posto sulla destra entrando dall’ingresso principale e risale al 1657.
La Cappella dedicata alla Madonna della Pietà, costruita nel 1670, si trova sulla strada che anticamente collegava Tutino con Miggiano.
Scavate nella roccia sono visibili delle tombe di epoca medievale.
La colonna di ‘Santu Linardu’, situata nel largo omonimo è quanto resta di un antico menhir. Sino alla metà del secolo scorso era fuori dal centro abitato, circondata da giardini con fosse e grotte.
In Prossimità della colonna vi era un’antica cappella dedicata a San Leonardo scomparsa verso la fine dell’800.
COME RAGGIUNGERE TRICASE
AEROPORTI: di Brindisi e Bari collegati con voli giornalieri con gli aeroporti di Roma, Milano e dalle principali città italiane ed Europee
TRENI: giornalieri da Milano, Roma e dalle principali città italiane con capolinea a Lecce e poi prendere quello delle Ferrovie locali fino a Tricase.
AUTOSTRADA: Il centro urbano si può raggiungere dalle strade statali (n. 16 Adriatica e n. 275 di S. Maria di Leuca, oppure n. 16 Adriatica e n. 173 delle Terme Salentine ) o da strade provinciali varie interne.
FERROVIA: raggiungere la stazione ferroviaria di Lecce e poi prendere un treno in partenza per Tricase.