Ugento

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Ugento è situato sul Golfo di Taranto. Antico centro messapico e municipio romano con il nome di Uxentum, nel corso della sua Storia è stato anche vittima degli assalti da parte di Saraceni e Turchi, ed è una importante Sede Vescovile fin dal XI secolo. Oggi è un ridente paese di oltre dodicimila abitanti nel cui centro non mancano spunti di interesse. Ugento infatti, oltre che di Storia vissuta, è un centro dove abbondano chiese e conventi. Ricordiamo tra questi l’ex convento delle Benedettine (oggi un seminario), ma anche la Chiesa del Rosario e la Chiesa di San Benedetto entrambe datate XVII secolo e dotate di belle decorazioni barocche. La Cattedrale risale invece al 1855, ricostruita su un’altra andata distrutta nell’incursione Saracena, ed è stata intitolata alla Madonna Maria SS Assunta in Cielo.

Nel centro storico vi è anche un Castello risalente al XIII secolo, dotato di pianta trapezoidale irregolare con torrioni angolari, due dei quali sono andati distrutti. Anche se l’origine è Trecentesca, è stato ricostruito nel XVII e nel XIX secolo.  Da ricordare anche i suoi palazzi: il cinquecentesco Palazzo Gigli e il Palazzo Colosso dove è possibile visitare una collezione di antichità. Anche il Palazzo Vescovile è stato innalzato in sostituzione di altri palazzi precedentemente distrutti dalle invasioni e la sua versione odierna è del Settecento.

Ugento è una zona archeologica: dal suo sottosuolo sono state riportate alla luce iscrizioni messapiche e romane, tombe, antiche mura e persino una statua di un Zeus in bronzo risalente al VI secolo Avanti Cristo rinvenuta per caso nel 1961. Le mura di origine messapica sono ancora oggi parzialmente visibili: sono costituite da grossi blocchi di pietra accuratamente accomodati tra di loro ed un tempo costituivano la cinta di protezione del nucleo cittadino. Si ritiene che furono proprio i Messapi i primi abitanti di Ugento. Assieme alla Repubblica di Taranto nel periodo della Magna Grecia, poi, coniò persino monete con l’effige di Ercole e altri simboli.

Il Museo Civico Archeologico Salvatore Zecca (aperto durante l’anno dalle 8 alle 13:30, luglio e agosto nelle ore 8-12 e 17-19, chiuso ogni lunedì) custodisce la storia della cittadina. È ospitato in alcune sale dell’ex convento dei Celestini, del XV secolo e vi possiamo ammirare anfore e corredi funerari. La statua di cui detto poc’anzi, invece, è stata trasferita al Museo Archeologico Nazionale di Taranto. Di Ugento fanno parte le marine di Torre Mozza e Torre San Giovanni, e la frazione di Gemini.

Proprio per via di Torre San Giovanni è molto importante anche il turismo estivo e lungo coste di sua amministrazione non mancano diversi lidi e attrezzatissimi hotel ad accogliere i visitatori. Il mare di Ugento è tra i più belli d’Italia, abbondano spiagge  pulite dove dimorano fantastiche dune che fanno da cornice ad incantevoli paesaggi.

immagini:

Cattedrale di Ugento: Di Lupiae (Opera propria) [CC-BY-SA-3.0], via Wikimedia Commons

Palazzo vescovile: Di Lupiae (Opera propria) [CC-BY-SA-3.0], via Wikimedia Commons

Statua di Zeus:By Chiocciolasud (Own work) [CC-BY-SA-3.0], via Wikimedia Commons

LE CHIESE

Ugento non è solo mare e divertimento, ma anche luoghi suggestivi e misteriosi che non aspettano altro di essere visitati.

Ugento presenta un insieme di chiese di rilevanza storica che la inseriscono di diritto tra le città salentine con il miglior patrimonio storico-artistico. Di seguito offriamo una carrellata delle più importanti chiese che vi si possono ammirare, oltre alla Cattedrale di cui abbiamo già parlato a parte. Il Santuario della Madonna della Luce risale al 1576 e sorge nel luogo dove anticamente sorgeva un altra Cappella di dimensioni più piccole, anch essa dedicata alla Vergine e andata distrutta durante le invasioni saracene.

Il tempio divenne particolarmente noto per un miracolo avvenuto a metà Cinquecento in favore di Don Didaco di Vittorio, da Afragola in provincia di Napoli, che si recava in pellegrinaggio a Santa Maria di Leuca in compagnia della sorella e di un cane, a causa della sua cecità. Colto da un improvviso temporale, si fermò a ripararsi e riparare proprio nelle rovine dell’antica chiesa. Ad un certo punto, mentre pregava, egli riuscì a riacquistare la vista e la prima cosa che vide fu l’effige di un’antica immagine della Madonna che affiorava dal terreno. Il Vescovo Mons. Minturno fu avvisato del clamore delle voci di questo miracolo e si recò personalmente presso il Santuario. L’effige di pietra dipinta fu recuperata e chiamata “Madonna della Luce” a seguito del miracolo ed è tutt’oggi visibile nell’altare maggiore.

La Cripta del Crocifisso si trova esattamente a un chilometro da Ugento, sul lato sinistro della strada che conduce a Melissano, lungo la Via Sallentina, un tracciato di epoca messapica e romana che collegava anticamente Taranto ed Otranto, scavata nella roccia tufacea, con ingresso posto a lato Nord, dal quale si accede nella grotta tramite una scala di circa 1,30 m. di larghezza all’imboccatura, ma che si allarga sino a raggiungere la dimensione di circa 3 metri. Fu usata per secoli come luogo di culto per il villaggio rupestre che vi sorgeva vicino. Sia la volta che i muri perimetrali risultano affrescati. La Cripta ha preso il nome della pittura sormontante l’altare, anch’esso ricavato dalla pietra tufacea, raffigurante appunto Gesù Crocifisso.

L’antica chiesetta dedicata a Santa Lucia e ai Santi Medici, con il caratteristico tetto di tegole, era di epoca bizantina. In seguito al rifacimento, scomparve ciò che poteva testimoniare il suo passato, conservando però l’antico culto a Santa Lucia, al quale si affiancò quello per i Santi Medici. Gli altari sono quindi due, dedicati a Santa Lucia e ai Santi Medici.

In epoca barocca furono apportate delle importanti modifiche sia interne che esterne, oltre all’affiancamento del culto per i santi Cosma e Damiano. L’ingresso del Santuario è caratterizzato dalla presenza di una scalinata, due alte paraste angolari e due semicolonne sulle quali spicca la statua della Madonna Immacolata fiancheggiata da due statue dei santi Cosma e Damiano. Molto suggestivo l’interno, a navata unica e divisa in quattro campate da archi a tutto sesto.

La Chiesa di S. Antonio da Padova, invece, era annessa un tempo al convento dei Frati Minori Osservanti, ora Museo Comunale. Il Monastero fu fatto edificare nel 1400 dal conte di Ugento Raimondello Orsini  Del Balzo, per opera dell’architetto Colaci da Surbo (Le), ed ebbe il nome di Santa Maria della Pietà.

In seguito alla confisca dei beni ecclesiastici, il Monastero fu assegnato al comune, per farne scuole pubbliche ed uffici.  Per lungo tempo la chiesa fu tenuta chiusa al pubblico, fino a quando, costituitasi la Confraternita della Madonna Addolorata, non fu riaperta.

La facciata è austera e semplice, mentre gli altari che ornano la chiesa sono nove e dedicati a: Vergine Immacolata, San Giuseppe, Sant’Antonio, Crocifisso, Madonna di Costantinopoli, Vergine Addolorata, San Francesco d’Assisi, San Domenico. Di notevole importanza è l’organo, in parte ancora originale, e le tele del Lillo che ornano gli altari. In questa chiesa trovano sepoltura il Beato Angelico da Altamura e il Marchese Giuseppe d’Amore. Dopo i lavori di restauro, durati circa tre anni, è stata riaperta al culto il 13 giugno 2002, giorno della festa di S. Antonio.

La Chiesa di S. Biagio è stata edificata intorno al 1800, sullo stesso luogo dove un tempo ne sorgeva un’altra molto più grande. Costruita in pianta ottagonale, priva di navata, con sovrastante matroneo, fu consacrata nel 1881 e dedicata alla Vergine Assunta. L’interno, presenta oltre all’altare maggiore, due altari, in stile neogotico, dedicato al Sacro Cuore e alla Vergine Addolorata.

La Chiesa di San Lorenzo, molto probabilmente, in passato era il centro di una grancia basiliana. La cappella andò totalmente in rovina intorno al 1600 e venne quindi ricostruita da donna Vittoria Piscicelli. Nella ricostruzione lo stabile perdette le caratteristiche originali e le pitture bizantine. Allo stato attuale la cappella si presenta, purtroppo, disadorna e provvista di un altare con sovrastante un dipinto, deturpato dai restauri.

La chiesa di Santa Filomena si trova sul lato sinistro del Monastero delle benedettine, da dove sopra un portale si conserva ancora l’insegna della casata degli Orsini del Balzo.Una volta annessa all’antico monastero sorto nel 1500 per opera di donna Gabriella Cortese di Ugento e dotata di beni rustici dalla nobile famiglia Ugentina Artenisi che ne vantò la prima Badessa,la chiesa fu dedicata in seguito a S. Filomena. Nel 1537 fu distrutta dai Turchi e ricostruita intorno al 1700 in stile barocco.

Attualmente dell’antico Monastero non rimane che la chiesa sconsacrata, privata degli altari e di ogni opera d’arte, una parte del chiostro con l’antico portale d’ingresso, (oggi aula consigliare), mentre tutto il restante corpo è stato demolito, perché in rovina, per far posto alla costruzione del nuovo Palazzo Comunale.

Santuario Madonna della Luce: By Lupiae (Own work) [CC-BY-SA-3.0], via Wikimedia Commons

Cripta del Crocefisso: By Lupiae (Own work) [CC-BY-SA-3.0], via Wikimedia Commons

Chiesa dei Santi Medici: By Lupiae (Own work) [CC-BY-SA-3.0], via Wikimedia Commons

Chiesa di Sant’Antonio da Padova: By Lupiae (Own work) [CC-BY-SA-3.0], via Wikimedia Commons

LA CATTEDRALE

La Cattedrale di Ugento fu costruita nella prima metà del XVIII secolo e abbondantemente rimaneggiata durante l’Ottocento. Presenta una facciata di stile neoclassico preceduta da un pronao piuttosto pesante, quattro colonne con capitelli ionici che sorreggono un classico timpano di matrice greca. Al suo interno si possono ammirare altari e cappelle di stile barocco e quadri di importante fattura. È dedicata a Maria Santissima Assunta in Cielo ed è sede della diocesi di Ugento e Santa Maria di Leuca.

La Cattedrale è sorta in epoca relativamente recente, perché in precedenza esisteva un’altra cattedrale, in stile gotico, che fu purtroppo distrutta durante le invasioni turche del Cinquecento. Il popolo ugentino ci mise duecento anni prima di ricostruirne un’altra e la nuova cattedrale fu inaugurata nel 1745. La facciata neoclassica fu voluta dal vescovo Bruni soltanto più tardi, nel 1885. All’interno è costituita da un’unica navata a croce latina e le opere che racchiude risalgono alle epoche più diverse. L’altare maggiore in marmo di più colori si trova nel presbiterio e riporta uno stemma, quello del monsignor Arcangelo Ciccarelli. Alle sue spalle si trova una struttura per il coro in legno di ulivo e sull’abside si trova un grande quadro dell’Assunzione di Maria circondata dai santi cui la città di Ugento è più devota, realizzato nel 1944 da Corrado Mezzana.

Gli altari lungo la navata non mancano e sono stati tutti recentemente restaurati e riportati così all’antico splendore. Una volta entrati, troviamo sulla destra: un altare di San Vito realizzato nel 1812 per volere dei cittadini; un altare della Vergine del Rosario abbellito da una tela del Cinquecento e da altri quadri più piccoli che ne raffigurano i Misteri; un altare della Madonna Desolata, un altare dell’Ultima Cena arricchito da un quadro settecentesco; la cappella del Santissimo Sacramento realizzata solo nel 1898 con una tela di Cristo Re. È presente da quel lato anche un organo a canne di rilevanza storica.

Dall’altro lato, si trovano invece: una fonte battesimale settecentesca in marmo; un altare dei Santi Caterina de Fieschi e Andrea Apostolo con un quadro di Finoglio; un altare della Vergine Assunta arricchita da una tela di San Vincenzo e realizzata recentissimamente; un altare delle Anime Purganti con una tela della Madonna del Carmine del Settecento; un altare dedicato al patrono della città, San Vincenzo di Saragozza, dei primi decenni dell’Ottocento. Vi è poi una tomba monumentale eretta in onore di monsignor Arcangelo De Mestria.

La Cattedrale, infine, ha anche dei sotterranei dove è possibile visitare il Museo Diocesano. Nel museo si trovano molti documenti storici e opere d’arte che riguardano sia la Cattedrale stessa che altre chiese della diocesi di Ugento e Santa Maria di Leuca. Non lontano dalla Cattedrale, vi è anche la chiesa Madonna di Costantinopoli anch’essa con importanti dipinti all’interno e una cripta che risale all’epoca bizantina. A causa della presenza di queste e di altre opere di rilievo storico, il paese è stato innalzato al rango di “Città d’arte”.

Immagine 1: By Lupiae (Own work) [CC-BY-SA-3.0], via Wikimedia Commons.

Immagine 2: By Lupiae (Own work) [CC-BY-SA-3.0], via Wikimedia Commons.

IL CASTELLO


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L’antico castello di Ugento domina la città da una posizione preminente, vicino alla Cattedrale e alla piazza principale. La sua costituzione originaria è ancora avvolta nel mistero, è presumibilmente stato costruito attorno al XIII secolo. Ha una pianta a forma di trapezio irregolare con dei torrioni agli angoli, due dei quali purtroppo sono andati distrutti. È da ascrivere alla categoria dei castelli realizzati per scopo militare e non dunque casuale che risulti molto semplice, senza fronzoli.

Esso fu ampiamente rimaneggiato attorno al XVIII secolo, ma questa fortezza sembra avere elementi che facciano risalire una costruzione originaria molto più indietro nel tempo, anche prima del XI secolo, almeno per quel che riguarda la parte più bassa, mentre il resto sembra con più certezza risalire ai Normanni. La difficoltà nella datazione è data anche dalle frequenti ristrutturazioni, cominciate già durante il Duecento dagli angioini. Risulta anche che in quel secolo vi soggiornò Carlo D’Angiò in persona, recatosi in visita dal Conte Adenolfo XI. Pecicco de Trebigne, che fuggiva dalla persecuzione del cugino Re di Dalmazia, ne divenne il primo feudatario della “baronia di Ugento”, mentre nel periodo angioino il castello divenne regio e Giovanni Conte fu eletto primo castellano.

La parziale distruzione delle due torri si ebbe durante un’invasione barbara nel Cinquecento, e con esse andarono perse altre parti importanti dei primi due piani.
Da documenti storici è accertato che il castello apparteneva nel 1484 al conte feudatario Angilberto De Bautio,  mentre nel 1534 fu donato da una non meglio precisata “Cesarea Maestà” ad un uomo di fiducia, il “magnifico e fedele Marzio Colonna”. Fu ancora una volta ricostruito nel 1642 con l’interessamento del Conte Vaaz De Andrada, ma da allora non sono state fatte opere di ristrutturazione globale e così ha finito per prevalere uno stato complessivamente fatiscente dell’immobile. Ad oggi rimane una costruzione privata, che appartiene alla famiglia nobile D’Amore. L’importanza storica dell’edificio è testimoniata dalla presenza al suo interno di grandi saloni decorati con bellissime pitture susseguitesi nei secoli, ma l’accesso ai turisti non è consentito fatta eccezione per alcune sale aperte al pubblico nel 2005.

Per un recupero completo del castello, nel febbraio 2014 è stato pubblicato un bando europeo del valore di circa 300 mila euro che vuole rimettere a nuovo l’edificio e assegnarli una rifunzionalizzazione nell’area. Sono molti gli interventi previsti nel bando, tra cui: consolidamento e restauro di archi, volte e cornici, sigillatura delle lesioni, rinforzi alle connessioni della struttura che rischia di crollare in caso di evento sismico, bonifica e trattamento dei muri ricostruendo le parti crollate, se necessario inserendo anche dei cordoli in acciaio, recupero delle balaustre e dei pavimenti reintegrandoli il più possibile al loro stato originario ed inserendone dei nuovi dove impossibile, ripristino degli intonaci, realizzazione di servizi igienici all’interno, inserimento di infissi in legno a porte e finestre, infine risistemazione del terrazzo con una pavimentazione lastricata in pietra leccese. Si spera che vi sia un’adeguata risposta al bando che possa consentire al Castello di tornare allo splendore di un tempo e ad essere completamente riaperto al pubblico.

IL MUSEO


Questa foto di Nuovo Museo Archeologico di Ugento (Museo Civico) è offerta da TripAdvisor.

Il Nuovo museo archeologico di Ugento (Museo Civico) è stato inaugurato nell’ottobre del 1968 ed in seguito ristrutturato e riaperto nel 2009. La sede occupa 1100 mq dell’edificio dell’ex convento dei Francescani Santa Maria della Pietà, situato in pieno centro storico (Largo Sant’Antonio, 1), risalente al XV secolo e costituito da due piani ed un chiostro centrale. In precedenza l’ex convento era già stato adibito a caserma dei Carabinieri, sede municipale ed edificio scolastico. Il Museo venne infine istituito con decreto dell’allora Presidente della Repubblica On. Giuseppe Saragat, in occasione del primo convegno dell’Associazione dei Comuni messapici, peuceti e dauni, svoltosi a Ugento.

Il recupero dell’intera struttura e del cortile del Museo effettuato solo pochi anni fa (2004-2009) ha consentito di schedare molti degli 800 e più reperti del patrimonio comunale e che rappresentano un vasto arco di tempo che va dal VI a.C. al I-II sec d.C. in epoca medievale. Tra i reperti citiamo anfore commerciali, crateri, anfore a trozzella, coppette, piatti, terrecotte votive e architettoniche, monete greche, romane e della Zecca Ugentina, urne cinerararie e inumati di infante della fine del II sec. a.C., senza dimenticare il pezzo forte, la statua di Zeus (fine sec. VI a.C.) rinvenuta nel 1961 in Via Pittore. Questi reperti costituiscono il nucleo prevalente della collezione museale. Lo Zeus era stato sepolto in modo volontario in una fossa naturale e coperto con un capitello. In realtà, però, quello esposto nel museo è una copia dell’originale, che si trova invece presso il Museo Archeologico di Taranto.

Si ambienta su entrambi i piani, il piano terra custodisce un  laboratorio di Restauro, una sala con la “Tomba dell’Atleta”, una sezione lapidea e alcuni affreschi. Il primo piano invece è adibito ad una mostra topografica, una preistorica, una subacquea, una medievale, oltre che  una collezione numismatica e corredi funerari. Più in generale, dopo la ristrutturazione del 2009 è stato sviluppato un percorso lungo i due piani mettendo al centro la storia di Ugento lungo i secoli arricchendolo di reperti messapici e romani: alcuni restituiti dal Museo Archeologico di Taranto ed altri ritrovati di recente in nuovi scavi.

Grazie al restauro anche il chiostro è stato protetto da una copertura trasparente e soprattutto si sono scoperte direttamente nelle mura una serie di cappelle affrescate risalenti ad un periodo compreso tra il XVI e il XVII secolo e che è possibile vedere attraverso dei vetri. Si tratta di piccole ma incredibili cappelle con colori e dipinti in ottimo stato. Tra queste, di particolare bellezza sono la Cripta del Crocefisso e la Cripta della Madonna di Costantinopoli. A seguito del restauro è stato arricchito anche di una sala conferenze, realizzata in quello che un tempo era il refettorio del Convento.

In città sono presenti anche altri due musei di dimensioni minori: il museo diocesano nelle cantine della Cattedrale aperto pochi anni fa ed il museo della Collezione Colosso nell’omonimo Palazzo.

Qui di seguito indichiamo i contatti e gli orari di apertura del Museo Civico:

Telefono: 0833 5548437

Orari di apertura

invernale: lunedì-venerdì 9-12 e 16-19. Sabato e domenica 16-19.
estivo: tutti i giorni 10-12 e 17-21.

Biglietto di ingresso: 3 euro.

I MONUMENTI

Ad Ugento sono presenti importanti ed antichi monumenti tra cui due menhir che ancora oggi sono visibili: uno nella Masseria Terenzano e uno nella periferia di Gemini.

Di epoca successiva sono invece le imponenti Mura Messapiche, quando la città prendeva il nome di Ozan: non sorgono nel centro storico attuale, bensì nella parte settentrionale del paese, nei pressi della campagna. Compaiono improvvise con alcuni resti di grandi mura spesse otto metri, che un tempo costituivano un unico blocco difensivo capace di estendersi in circolo per ben nove chilometri. Le mura risalgono addirittura al IV secolo Avanti Cristo e sono costituite da grossi blocchi squadrati di pietra accuratamente accomodati tra di loro che formarono un tempo la cinta di protezione del nucleo cittadino.  Esse sono parzialmente visibili ancora oggi, soprattutto nel tratto che costeggia la via Madonna della Luce (ex via Traiana). Altri spezzoni sono visibili in Piazza Italia e tra via Acquerelli e via Trieste.

La muraglia sembra che fosse costituita da novanta torri, a testimonianza dei rapporti non proprio pacifici che sembrano essere esistiti nel Salento e più in generale nella Puglia in quei secoli pre-romani. Si concentrarono infatti diverse guerre che coinvolgevano più soggetti: Taranto, Pirro d’Epiro, Alessandro il Molosso, Annibale e i Romani. Ugento, ancora Ozan, fu così fortificata perché parte della cosiddetta “dodecapoli messapica”, cioè una federazione di dodici città fortificate e vicine tra loro che avevano l’obiettivo di impedire ai greci di conquistare l’interno dell’area salentina. Delle ipotesi recenti (Di Domenicantonio e Scardozzi 2007) parlano dell’esistenza di ben undici porte di accesso e da ciascuna si sviluppava una strada verso i centri vicini. Sembra che complessivamente le mura racchiudessero all’interno uno spazio di quasi 150 ettari di terreno, facendo di Ugento il maggiore centro abitato dei Messapi.

Della preesistente acropoli messapica non vi sono resti significativi, mentre sono rimaste delle tracce concrete di diverse necropoli, almeno quattro, che erano ubicate internamente alle mura lungo le più importanti arterie stradali. In particolare: la necropoli più antica è nei pressi di Via Acquarelli ed è del VI-III secolo acanti Cristo; le altre sono datate IV-III secolo avanti Cristo e si trovano in Via Peri, tra via Mandorle e via Petrarca, in località Sant’Antonio.

Sono presenti anche molti palazzi storici. Il più antico di tutti è Palazzo Gigli che si trova in Via Roma, risale alla fine del 1500 appena dopo la distruzione saracena della città e fu sempre dimora dell’illustre e nobile famiglia Gigli di Ugento finché non passò per nozze in proprietà alla nobile famiglia Macrì. Palazzo Gigli sorse a ridosso delle rovinate mura bizantine, poi eliminate del tutto in seguito all’apertura di Via Messapica e di cui esistevano piccoli residui fino a non molto tempo fa nel giardino del Palazzo.

Altro edificio importante ancora in ottimo stato è Palazzo Colosso. Sorse intorno al 1600, per quel che riguarda il lato che si affaccia su Via Roma, mentre la parte che prospetta su Via Messapica è di data relativamente recente, essendo stata edificata sul finire dell’Ottocento. L’ala antica del palazzo, di proprietà della nobile famiglia Gaballo di Ugento, fu rimodernata intorno al 1780 da Domenico Colosso, marito di donna Anna Maria Gaballo. Nelle sue stanze è oggi conservata la collezione archeologica Colosso. È da ricordare che qui il barone Massimo Colosso ospitò nel 1807 Giuseppe Bonaparte.

Il palazzo che sarebbe stato il più antico è probabilmente Palazzo Rovito, realizzato già nel Trecento. Fu però completamente distrutto dall’invasione saracena e ricostruito soltanto nel Seicento. È stato oggetto recentemente di totale ristrutturazione ed oggi le sue stanze ospitano la Bibilioteca Comunale e altri servizi pubblici. Le immagini in articolo fanno riferimento a questo palazzo.

Immagini: foto pubbliche Facebook da Biblioteca Comunale Ugento

 

STORIA DI UGENTO

Ugento vanta origini remotissime e fu già abitata in epoca preistorica. Le origini si perdono talmente indietro nel tempo che non è possibile individuare un preciso periodo di fondazione. La presenza nella zona di Menhir e Dolmen confermano la sua esistenza fin dalle ere più arcaiche. Intorno al 1500 a.C. è stata insediata dai Messapi e con il nome di Ozan ne fu con tutta probabilità il centro più importante e la capitale. Le Mura Messapiche testimoniano la grandezza di un tempo, una città che già in quelle epoche remote ospitava molte migliaia di abitanti, alcune fonti attendibili parlano persino di centomila abitanti, ma in ogni caso senz’altro non meno di diecimila. Anche il porto della costa più vicina si sviluppò grandemente essendo il punto principale per i rifornimenti dei Messapi ed in seguito per la realizzazione di navi per Roma e Atene. Sono state anche ritrovate delle monete coniate direttamente in loco, con l’effige di Ercole e altre allegorie.

Alla grandezza dei Messapi seguì il periodo di dominazione romana in particolare dopo lo scoppio della guerra con Cartagine. Roma, infatti, vedeva il porto di Ugento un fulcro importante per attaccare Cartagine, ma gli abitanti scelsero di allearsi con Annibale sperando di riconquistare l’autonomia di un tempo. Purtroppo per i Messapi la guerra non finì come speravano, la città venne assoggettata da Roma come Municipio Romano nell’82 a.C. e prese il nome di Uxentum e ciò che restava della civiltà messapica si disgregò. Mantenne una certa rilevanza come area portuale durante i secoli imperiali, ma con la decadenza di quest’ultimo fu saccheggiata più volte dai barbari, dapprima dai Goti nel 534-535 e dai Saraceni nell’842. A danneggiarla ulteriormente furono i conflitti tra Greci e Goti, dal momento che frattanto era passata alla dominazione greca, ma di fatto abbandonata senza alcuna protezione.

Con l’arrivo dei Normanni nell’XI secolo Ugento man mano riacquistò parte del suo splendore e ci fu un periodo di stabilità durante il quale il centro ottenne la rielezione del Vescovo latino al posto di quello greco, l’erezione del Castello sulle rovine dell’antico Castro romano ed un notevole incremento della sua popolazione. Il primo vescovo latino fu un certo “Lando”, nel 1254. La diocesi era comunque molto piccola e si ingrandì solo nel 1818 con l’annessione di quella di Alessano-Leuca.

In seguito varie signorie si sono avvicendate alla guida del paese tra cui la più importante fu quella degli Orsini del Balzo che la controllarono dal 1398 al 1463. Fu però nuovamente distrutta dai turchi durante il Cinquecento e la città perse la sua rilevanza centrale e successivamente passò di mano a diverse altre famiglie di feudatari. Gli ultimi furono i Signori D’Amore che lo detennero fino alla soppressione dei feudi nel 1806.

La attuale sistemazione del centro storico di Ugento è stata fatta sulla base di un piano di costruzione stabilito nel 1880, anno in cui furono abbattute molte casupole centrali per far posto a quella che oggi e chiamata Piazza Vittorio Emanuele II e ad una diramazione di strade che ne sono il Centro Storico. Nonostante ciò il suo centro preserva molti monumenti, chiese, musei ed è ricchissimo di storia antica.

immagine: By Chiocciolasud (Own work) [CC-BY-SA-3.0], via Wikimedia Commons.

 

GEMINI FRAZIONE DI UGENTO

Gemini, frazione di Ugento con poco più di 1600 abitanti, sorge a due chilometri dal paese. Nonostante le piccole dimensioni, il centro vanta una storia millenaria ed era già conosciuto in epoca romana. Probabilmente deve il suo nome alla venerazione che proprio i romani avevano per  i cosiddetti Dioscuri, i gemelli Castore e Polluce, protettori delle truppe. Non è un caso che il bosco della vicina Serra della Madonna del Casale viene detto “bosco dei romani”, probabilmente delle truppe romane dell’epoca trovarono rifugio in queste zone lungo un decumano massimo (vale a dire una strada romana principale) che correva vicino.

I primi documenti accertati in cui viene citato come Geminianum risalgono al XIII secolo con una richiesta angioina di tasse verso le terre di Ugento e, appunto, Geminianum. Dal XIII secolo in poi lega particolarmente la sua storia alle vicende di Ugento, anche quelle religiose. Qui, infatti, viene istituita una baronia vescovile e il vescovo di Ugento ordinò la realizzazione di una residenza fortificata nel 1517 per fuggire ai Saraceni. A seguito della distruzione di Ugento avvenuta nel Cinquecento per mano dei saraceni, oltre al vescovo, anche i suoi abitanti trovarono rifugio a Gemini che era dotata di proprie mura fortificate. Conseguenza di questa migrazione di massa fu la nascita di molti palazzi storici tra cui ricordiamo il Palazzo Macrì costruito nel Cinquecento, il Palazzo Piccino e il Palazzo Riso del XVI secolo.

A Gemini si può ammirare ancora ben conservato il menhir della Visitazione, nei pressi dell’omonima chiesa che risale al XVI secolo. Questa chiesa ha però subito con il passare dei secoli diverse ristrutturazioni che l’hanno notevolmente trasformata rispetto alla versione originale. La Chiesa della Madonna di Pompignano fu costruita nel Cinquecento e come la Chiesa della Visitazione è stata oggetti di più consistenti restaurazioni fino al Settecento che ne hanno cambiato il volto originario.

La settecentesca Chiesa di San Francesco d Assisi si ricorda soprattutto per il gran numero di altari al suo interno (ben sette compreso quello centrale).
In un antico fabbricato privato esiste anche un frantoio oleario, “Le Serre”, recuperato negli anni Duemila da agronomi del posto e tutt’ora operativo.

Non mancano a Gemini anche alcune iniziative culturali. Da diversi anni l’associazione culturale organizza nelle vie del centro la fiera “Arciprevitura in festa”. Il fulcro della fiera viene organizzato nel palazzo dell’Arciprevitura dove sono esposte produzioni alimentari e artigianali del posto. Nelle vie del centro attorno al Palazzo vengono invece installati alcuni stand dove la fiera continua. Tra i prodotti offerti troviamo anche molti cibi da gustare caldi appena sfornati come pittule, pcucce, pezzi di cavallo, pitte, pasta fatta in casa. Al di là delle esposizioni, solitamente si accompagnano anche mostre d’arte e musiche tradizionali.

Altra iniziativa importante dell’associazione è quella del “Presepe Vivente Geminiano” organizzato con il sostegno della Parrocchia del posto (San Francesco) nei giorni a cavallo di Natale, Capodanno e dell’Epifania.. Anche in questo caso il presepe viene allestito nelle strade più antiche del centro urbano, comprendendo le zone attorno al palazzo dell’Arciprevitura e di una vicina chiesa ottocentesca rimasta incompiuta. Vedremo tra le altre cose l’Annunciazione, la Locanda, i Mestieri, la Capanna della Natività, accompagnati dall’offerta di pittule e pucce.

Immagini 1 e 2: foto pubbliche da Facebook “Gemini Associazioneculturale”

Immagine 3: flickr by stefanomura licenza CC

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